Il congelamento pre-elettorale delle "eccedenze" nella Pubblica Amministrazione.

Roma -

La riorganizzazione della Pubblica Amministrazione non sta procedendo secondo le scadenze fissate originariamente dal Governo.

Non che questo ci dispiaccia ovviamente, ma i "professori tecnici" guardano la scadenza elettorale con occhi diversi, da politici consumati.

L'avvio del piano di tagli e conseguente gestione delle "eccedenze" (ricollocazione, prepensionamenti e mobilità) subisce quindi un forte rallentamento poichè il Dpcm iniziale, riguardante più di 4.000 esuberi per la prima fase di riorganizzazione, oltre a non essere operativo non risulta neppure formalmente varato.

Il grande serbatoio elettorale della Pubblica Amministrazione, in particolare quello interessato dalla prima fase della spending review - Difesa (per il solo personale civile), Sviluppo Economico, Politiche Agricole, Ambiente, Infrastrutture e Trasporti, Lavoro, Istruzione e Università, Beni Culturali, Salute e nei 21 enti di ricerca (compresi Enea, Asi, Cnr e Istat) e 20 enti pubblici non economici a partire dall'Inail - non può cadere nelle mani degli avversari politici e correre il rischio di perdere un numero consistente di consensi importanti.

E pensare che il primo Dpcm dovrebbe essere seguito da altri due provvedimenti analoghi, per un totale di 7416 eccedenze, che riguardano l'Inps e l'Enac e il decreto della Presidenza del Consiglio sui 24 enti parco nazionali.

Senza considerare che resta incerta la situazione per altri tre ministeri: Giustizia, Affari Esteri e Interno dove, in quest'ultimo caso, l'individuazione degli esuberi è stata di fatto rinviata in parallelo con lo slittamento del taglio delle Province imposto dal Parlamento uscente.

Stiamo per affrontare la stagione invernale dove, solitamente, neve e gelo si abbattono sul nostro paese e il "congelamento" è un evento con il quale fare i conti.

E' anche vero però che in primavera torneranno a risvegliarsi gli animi e gli appetiti di tutti, poichè l'ex Governo degli ex-tecnici, sostenuto da una larga maggioranza parlamentare, ha operato scelte e deciso "operazioni" sulle teste e nelle tasche dei lavoratori.