La RdB Difesa partecipa al convegno "Verso una nuova amministrazione: Difesa Servizi Spa".

Roma -

Questa mattina si è svolto il convegno "Verso una nuova amministrazione: Difesa Servizi Spa" organizzato dall'Università di Tor Vergata di Roma - facoltà di Economia - in collaborazione con il Ministero della Difesa che ha visto la partecipazione degli Alti Vertici del dicastero.

La RdB Difesa ha partecipato a "modo suo", manifestando il dissenso per la scelta di organizzazione privatistica imposta con la Finanziaria per la gestione del dicastero, ma anche per il luogo "colto" scelto per illustrare il soggetto.

Siamo consapevoli della necessità di riorganizzare il settore, ma non con questa modalità e con l'unico fine di "fare cassa".

Gli interventi che si sono succeduti hanno rappresentato l'avvento della Difesa Servizi Spa solo sotto il profilo tecnico, desrivendolo come una panacea capace di risolvere tutte le problematiche economico-gestionali del sistema Difesa attraverso una conduzione imprenditoriale.

Non abbiamo sentito parlare né di piano industriale nè di strategia d'intervento o di modello organizzativo.

E' stato definito un "esperimento finanziario atto a produrre valore", trascurando completamente il terreno istituzionale sul quale opera la neonata società e le ricadute sul personale.

Conosciamo l'esperimento Agenzia Industrie Difesa e non ne vogliamo un'altro.

I lavoratori, che tutt'oggi in questa realtà ci lavorano, sanno bene quanto e che prezzo pagano in termine di riduzioni di diritti e di salario per la scellerata scelta di una privatizzazione camuffata avvenuta con il consenso delle Organizzazioni Sindacali.

 

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La Difesa Servizi Spa gestirà, con criteri di diritto privato, un patrimonio immenso fatto di forniture, di acquisti e di aree del demanio militare. Diritto privato vuol dire niente gare, niente Corte dei Conti, solo l’intervento d'ufficio della Magistratura.

 

L’applicazione di criteri privatistici in un’Amministrazione delicata come quella della Difesa è un’operazione che ci lascia perplessi perché si uniscono particolarità tipiche delle aree militari, in cui è conosciuta una sorta di extraterritorialità con possibilità commerciali, che normalmente rispondono a criteri completamente diversi.

 

La trasparenza e la comunicazione di quest’operazione sono state talmente insignificanti che il sorgere di dubbi sul campo d’azione di Difesa Servizi Spa sono del tutto legittime perché non si comprende il limite d’intervento che questa società potrà avere in futuro.

 Il fatto che questo avvenga con quattro norme inserite in Finanziaria, permettendo:

 

  • l’introduzione di una nuova disciplina in una sede e con modalità che hanno di fatto esautorato il Parlamento, precludendo ogni possibilità di discussione nelle Commissioni di merito;
  • un sistema di amplissimo potere integralmente sottratto ai controlli di legalità e legittimità tipici dell’azione amministrativa;
  • lo spostamento di una cospicua parte della spesa pubblica al di fuori del perimetro del conto economico della pubblica amministrazione;
  • le sovrapposizioni e duplicazioni di competenze;
  • la gestione in regime privatistico del personale dipendente su base evidentemente discrezionale

ci pone in una condizione di netto contrasto.

Le aree del demanio militare restano protette dal segreto militare, anche nei confronti degli enti locali. Quindi, se si volesse realizzare un termovalorizzatore, una centrale nucleare o un grattacielo, così, tanto per far fronte fuori bilancio alle spedizioni estere o a chissà cosa, non è necessario chiedere il permesso a nessuno, che tanto nessuno è autorizzato a metterci il naso e tanto meno il piede per entrare.

 

Questo avverrebbe non solo nel campo delle servitù militari (un portfolio di circa 3700 unità) e delle aree militari ma, ad esempio, anche della promozione per la vendita di armamenti, attraverso FINMECCANICA, dove la nostra legislazione prevede che lo Stato controlli le aziende private che effettuano contratti in paesi che necessariamente devono sottostare a vincoli ben precisi e osservino elenchi con determinate caratteristiche.

E’ evidente che la perdita del controllo diretto con strutture anche più burocratiche, relativamente ad una condizione così delicata come quella della Difesa, è francamente molto preoccupante.

Per non parlare poi delle ricadute in termini d’occupazione sui lavoratori della Difesa.

Il momento per l'operazione è ben scelto perchè offre un immediato impiego ai capitali che stanno rientrando grazie allo scudo fiscale: una grandiosa speculazione immobiliare che è sempre stata l'affare più gradito, insieme alla possibilità di contrattare forniture militari con una burocrazia amica, in condizione di quasi monopolio.

Una macchina d’affari, uno strumento trita-diritti.

Auspichiamo un fermo a questo progetto di privatizzazione da parte del Parlamento così come avvenuto per la Protezione Civile, poiché troppe sono le zone d’ombra, i dubbi e le ambiguità che giustificano il mantenimento del controllo pubblico.