Armi, missili e razzi scomparsi dalla Maddalena.

Il governo mette il segreto di Stato alla magistratura che indaga sulla scomparsa di un carico di armi dalla Sardegna destinate al Cnt di Bengasi.

Roma -

Giallo sulla scomparsa di 400 missili, razzi anticarro e katiuscia custoditi nella base della Maddalena, in Sardegna. Ora sulla vicenda c'è il segreto di Stato imposto dalla Presidenza del Consiglio e l'inchiesta aperta dalla Procura della Repubblica di Tempio-Pausania, per capire che fine abbia fatto quell'arsenale sequestrato alla Jadran Express nel 1994.

La vicenda ha inizio nel maggio scorso, quando il quotidiano sardo "La Nuova Sardegna" scopre che ''un ingente carico di materiale bellico, già oggetto di inchieste della magistratura sul traffico internazionale di armi, è stato trasferito da depositi sotterranei nell'Isola di Santo Stefano utilizzando navi passeggeri della Saremar e della Tirrenia, dalla Sardegna a Civitavecchia''.

Un carico di armi custodito per 17 anni nei sotterranei della Marina militare e, sembra, trasportato su navi di linea dalla Sardegna a Civitavecchia.

''L'enorme carico fu sequestrato nel 1994 nel Mediterraneo, perchè destinato a rifornire il traffico clandestino di materiale bellico, e conta 30.000 fucili d'assalto Ak 47, 150.000 caricatori, 32 milioni di proiettili, 50 lanciatori e 400 razzi anticarro Rpg''.

”A partire dal 2005 sarebbe stato predisposto un ordine di distruzione dello stesso armamentario che però non ha mai avuto esito. L'arsenale nel maggio 2011, nonostante il suddetto ordine di distruzione, era ancora presente nello stesso bunker, e poi trasferito con traghetto Saremar dal deposito di Santo Stefano, alla Maddalena e successivamente su una nave Tirrenia con 700 passeggeri sulla linea Olbia-Civitavecchia''.

Non se ne parla e non si commenta perchè la vicenda è coperta dal segreto di Stato e perchè è in corso un'indagine.

Fu una "soffiata" ai servizi a consentire il blocco di una nave nel Mediterraneo con l'ingente carico d'armi che venne confiscato nel 1994 durante un blitz Nato nel canale d'Otranto.

Intervenne la magistratura di Brindisi, la Dia, poi la Procura di Torino.

Il carico era destinato a non identificati fazioni in guerra della guerra nei Balcani, presumibilmente per i croati. La nave Jadran Express trasportava 30 mila Ak-47, 32 milioni di proiettili, di razzi (5.028) katiuscia e di missili (400, con annesse 50 postazioni di tiro). Tutti di fabbricazione ex sovietica.

''Per quella vicenda - secondo La Nuova Sardegna - fu arrestato un russo: Alexander Borisovic Radkhin Zhukov, uno degli uomini più potenti della nuova Russia.

Ma l'oligarca, alla fine di un lungo processo, venne assolto, come i presunti complici, per un difetto di giurisdizione: si disse che le due fregate intervenute - una italiana e l'altra francese - non avevano diritto di bloccare il cargo in acque internazionali''.

L'arsenale rimase però sotto sequestro e custodito dalla Marina nelle viscere di Santo Stefano.

Nel 2005 fu dato ordine di distruzione delle armi, ''per anni non eseguito a causa della mancanza di risorse per portare a termine l'operazione. Dopo il recente trasporto verso una destinazione sconosciuta, tra il 18 e il 20 maggio, si scopre che una parte delle armi era già stata portato via in precedenza''.

Sembrerebbe che il 17 maggio scorso l'arsenale sarebbe stato trasferito in quattro container del Genio, poi caricato su un traghetto Saremar, e da Palau, ''sotto scorta di militari a bordo di automezzi targati Marina militare, il viaggio del convoglio sia proseguito verso Olbia.

Dove, all'Isola Bianca, i container sarebbero stati fatti salire insieme con gli ultimi mezzi, alla fine delle operazioni di carico di tutti i veicoli, su una nave Tirrenia con 700 passeggeri''.

Un ormai insostenibile valzer di scaricabarile che ha reso indispensabile mettere un freno a quel magistrato troppo curioso, che voleva sapere perché un micidiale carico di armi era stato trasportato su una nave che viaggiava con 732 passeggeri.

Tra i quali donne, bambini e un nutrito gruppo di anziani in gita turistica.  

(Adnkronos)