No alla guerra, alle spese militari e cessazione di tutte le missione di guerra.

Roma -

L’Italia è l'ottavo paese al mondo per spese militari, con oltre 20 miliardi di euro per il 2010.  

Ma la spesa per il 2011 lievita a causa dei fondi destinati agli "acquisti" per i nuovi armamenti, un incremento dell'8,4%, pari a quasi 3 miliardi e mezzo, ovvero 266 milioni in più rispetto al 2010.  

L'Italia spende mezzo miliardo di euro all'anno per la campagna in Afghanistan, ed ha messo in cantiere una operazione da 16 miliardi per acquistare 131 bombardieri invisibili F-35, al costo di 471,8 milioni di euro l'uno.  

Altri 309 milioni saranno destinati all'acquisto degli elicotteri Nh-90 della AgustaWestland, mentre la lista della spesa militare contempla anche due sottomarini U-212, del costo di 164,3 milioni, e di altri elicotteri Ch-47 F Chinhook (per 137 milioni), oltre all'ammodernamento dei caccia multiruolo Tornado (178,3 milioni).

Per il caccia Eurofighter Typhoon, il jet Aermacchi M-346 da addestramento, le modernissime fregate Fremm e i veicoli corazzati da combattimento Freccia verranno reperite risorse dal Ministero dello Sviluppo Economico, chiamato a contribuire con poco meno di un 1 miliardo di euro.  

E' proprio tenendo conto della "partecipazione" del MEF che la spesa complessiva lievita di ben 3 miliardi di euro.  

Alla luce dei vincoli finanziari, e secondo i documenti ufficiali, il volume finanziario complessivo a disposizione del Ministero della Difesa è pari a 20 miliardi e 494,6 milioni di euro nel 2011, con la previsione di spesa di 21 miliardi e 16 milioni di euro nel 2012 e a 21 miliardi e a 368 milioni di euro nel 2013.  

Con questa montagna di denaro, si potrebbe invece dare risposta alle esigenze di questo paese ed evitare il definitivo impoverimento della maggior parte della popolazione a causa delle continue manovre economiche di assestamento.  

Si potrebbero dare risorse alla sanità, alla scuola (ricerca e università), agli enti locali, al terzo settore (senza tagliare il 5x1000), alla ricostruzione dei territori colpiti da calamità naturali, al sostegno dei disoccupati, dei precari e delle famiglie.  

USB vuole affrontare questa crisi divenuta sistemica iniziando a trasformare il sistema ed inserendo concetti chiari quali il rifiuto alla guerra, alle spese militari e cessazione di tutte le missione di guerra.