Il Ministro della Difesa Di Paola riferisce alle Commissioni Difesa di Camera e Senato: ridotti a 90 gli F35 e tagli a personale e strutture. Domani l'incontro con i Sindacati.

Roma -

Il Ministro-Ammiraglio Di Paola ha presentato oggi, al cospetto delle Commissioni Difesa di Camera e Senato, una proposta di riforma complessiva dello strumento militare e l'impostazione di un Nuovo Modello di Difesa.

Saranno acquistati 90 caccia F-35 invece dei 131 previsti dal programma Joint Strike Fighter, con una riduzione di 40 unità.

In 10 anni la Difesa dovrà diminuire il proprio personale del 20%, portando progressivamente a 150mila militari e 20mila civili l'attuale strumento militare.

L'obiettivo si potrà raggiungere attraverso la riduzione degli ingressi del 20-30%, la mobilità verso altre amministrazioni, l'applicazione di forme di part time.

Per ammiragli e generali ci sarà una riduzione superiore del 30%.

L'operazione di ripulitura porta ben pochi risparmi nelle casse dello Stato: i soldi ricavati (ma non da subito) con il taglio di una parte del personale andranno solamente a coprire le maggiori spese previste per l'esercizio (formazione e manutenzione) ed investimento (sistemi d'arma).

Il riequilibrio tra i costi del personale (attualmente si arriva quasi al 70%) e le altre voci di spesa militare non si configurerà come un dimagrimento dei fondi che lo Stato spende in questo comparto, sempre e stabilmente oltre i 21 miliardi di euro, ma un vantaggio automatico e forte per l'industria a produzione militare e un assegno in bianco pronto ogni anno per pagare scelte di acquisizione di sistemi d'arma che una volta fatte vincoleranno il nostro Paese per decenni.

Nei fatti, un nuovo gioco di prestigio per fingere un cambiamento di rotta che nei fatti non esiste.

Dopo la manovra Salva Italia, che ha chiesto pesanti sacrifici a tutto il Paese con tagli a pensioni, sanità e welfare ci saremmo aspettati un contributo anche dal comparto Difesa, specialmente con la soppressione di inutili e costosi sistemi d'arma come il cacciabombardiere F-35 Joint Strike Fighter

L'esplosione delle spese militari italiane ha reso ingestibile economicamente tutti i settori della Difesa, rendendoli così scarsamente efficaci.

Le nostre proposte di inversione spesso hanno trovato come risposta solo dei dati di spesa (per il 2012 quella prevista è di 23,1 miliardi di euro) che difendono acriticamente una situazione evidentemente problematica.

Ora che tali problemi vengono riconosciuti, forse più per obbligo congiunturale che per convinzione profonda, la risposta fornita non entra nella sostanza delle questioni e si declina in un semplice gioco delle tre carte.

Domani avremo modo di acquisire "materialmente" dalla mani del Ministro la bozza di riforma del Ministero della Difesa che sarà da noi analizzatta nel dettaglio.