Il 4 novembre all'aeroporto militare di Cameri.

Roma -

Il Sindacalismo di Base, il Coordinamento contro gli F35, i No Dal Molin, i No Tav, i comitati contro le basi e contro la guerra e le delegazioni provenienti dal Nord-Centro Italia, si sono nuovamente riuniti a Novara il 4 novembre scorso per manifestare contro il progetto di cooperazione economica Italia/Usa, firmato a Washington dal Sottosegretario alla Difesa Lorenzo Forcieri, che prevede l'assemblaggio in Italia di centinaia di F35 destinati al mercato europeo (e quindi anche all'Italia).

Un accordo fra l'americana Lockheed Martin e l'italiana Alenia sottoscritto fin dal 1996 (primo governo Prodi) e riconfermato nel 1998 (governo D'Alema) e nel 2002 (governo Berlusconi).

Nel silenzio generale, entro la cinta dell'Aeroporto Militare di Cameri (a pochi chilometri da Novara) Lockheed Martin ed Alenia avvieranno a breve le operazioni necessarie per cominciarne la produzione.

Per la prima volta dal 1946, questo 4 novembre non sarà ricordato per la “festa delle Forze Armate”, ma per la chiusura dell’aeroporto da parte delle autorità militari per timore della pacifica invasione dei manifestanti contrari alla costruzione dei bombardieri nucleari.

Gli F35 sono cacciabombardieri Stealth (cioè invisibili) di quinta generazione. Sono uno dei gioielli più brillanti della moderna tecnologia militare. Sono perfette macchine d'attacco al suolo che, se necessario, possono anche trasportare armi nucleari. Saranno prodotti in migliaia di esemplari per le forze armate statunitensi (aviazione, marina e marines) e di altri paesi alleati. Si tratterà, a detta di politici ed esperti, della più grande impresa di costruzioni aeronautiche di tutti i tempi.

L'Italia spenderà quasi due miliardi di euro per lo sviluppo di questo progetto. Poi, dal 2013, quando si tratterà di acquistare un centinaio di cacciabombardieri freschi di fabbrica, si dovranno spendere almeno altri 15 miliardi di euro.

I prototipi di F35 già volano nei cieli degli USA: i primi collaudi hanno lasciato molto soddisfatti i militari, felici, evidentemente, di poter disporre di un nuovo ipertecnologico strumento di morte.

Il nostro Paese non è voluto restare indietro nella corsa agli armamenti: sono aumentate le spese per l'acquisto di nuovi sistemi d'arma e diverse missioni cosiddette di pace sono disseminate qua e là nel mondo, secondo la fantasia guerrafondaia dei governi che si succedono negli anni che passano. Governi di diversa composizione politica e, pur tuttavia, simili nel concepire una politica estera di aggressione nei confronti di territori altrui e di asservimento alla politica di potenza degli Stati Uniti d'America e della Grand’Europa.

Noi, che da sempre rifiutiamo la guerra come pure ogni altro strumento di dominio, non possiamo evitare di alzare alta la nostra voce contro l'ennesima impresa militare che, tra l'altro, stravolgerà il nostro territorio compreso entro i confini del parco del Ticino. Ad ogni modo, al di là di ogni questione relativa all'impatto ambientale, costruire cacciabombardieri significa senza dubbio preparare strumenti di sterminio di massa, significa preparare gli attrezzi per la conquista di territori "nemici", a sostegno della privazione di risorse economiche sempre più scarse e sempre più contese.

Dobbiamo continuare a contrastare il progetto F35, dobbiamo dimostrare che la gran maggioranza della popolazione italiana si oppone ad ogni guerra ed allo sperpero di denaro pubblico nella costruzione e nell'acquisto di strumenti di morte.

Rilanciamo con l’assemblea nazionale del 25 novembre, il 7-8 dicembre in Val Di Susa e il14-15 e 16 dicembre a Vicenza.