I MONSIGNORI E LE PENSIONI DA GENERALE.

Roma -

I cappellani militari costano allo Stato oltre 15 milioni di euro l'anno e tra loro abbondano i vescovi baby pensionati con emolumenti d'oro.

Tra cui anche l'attuale presidente della Conferenza Episcopale Italiana.

All'interno della cittadella militare della Cecchignola c'è un seminario.

Vi nascono i futuri cappellani militari, preti che per l'esercito italiano sono anche ufficiali.

Il seminario è cattolico, ma a pagare la formazione degli attuali otto seminaristi ci pensa lo Stato italiano.

Perché la «Scuola allievi cappellani militari» fa parte dell'ordinariato militare, una speciale diocesi che però è anche una struttura delle forze armate e i cui soli uffici centrali romani pesano per 2 milioni di euro sul bilancio del Ministero della Difesa.

Sembrano tanti, ma pensioni e stipendi di tutti i sacerdoti e, soprattutto dei vescovi che comandano, toccano la cifra di ben 15 milioni di euro all'anno.

E abbondano i casi di baby pensionamenti.

Tra questi baby pensionati spunta il presidente della Conferenza Episcopale Italiana, Angelo Bagnasco, che dal 2003 al 2006 è stato anche arcivescovo ordinario militare, cioè reggente della diocesi, per legge equiparato ad un generale di corpo d'armata.

Un ruolo del genere si aggira sui 190mila euro lordi di stipendio all'anno, quello che riceve l'ordinario attuale, monsignor Vincenzo Pelvi.

Come pensione, si parla di oltre 4mila euro lordi al mese, ma Bagnasco prende di meno perché non è arrivato ai venti anni di servizio.

Detto questo, raggiungendo nel 2006 i sessantatre anni d'età ha avuto diritto al vitalizio sostanzioso con soli tre anni di contributi, e come lui tre "generali" predecessori: i monsignori Gaetano Bonicelli (sette anni di contributi), Giovanni Marra (otto anni) e Giuseppe Mani (otto anni).

Il problema delle pensioni dei cappellani è un vero dilemma: interrogato dall'on. Maurizio Turco, il Ministro della Difesa Di Paola ha risposta che l'Inpdap non sa dire a quanto ammontino, ma ha stimato che la media degli assegni per i 160 religiosi, di cui 16 alti graduati, si aggiri sui 43 mila euro lordi annui.

Sommandoli agli 8,6 milioni di euro che costano i 184 cappellani in attività, vescovi compresi, si arriva a 15 milioni.

Un bel costo per «l'assistenza spirituale delle forze armate».

Il Governo parla di tagliare 30-40 mila posti tra militari e civili al ministero della Difesa, ma i cappellani dovevano scendere a 116 e invece superano ancora i 180. 

C'è un sacerdote alla Croce Rossa e ce ne sono al fronte: per altro, quando dicono messa la domenica, ricevono l'indennità di lavoro festivo e se vanno in guerra quella di missione.


(Riccardo Bianche da L'Espresso )