Lo stato del lavoro.

Roma -

Ventidue milioni di lavoratori con salari inferiori a quelli di venti anni fa.

Cinque milioni di precari privi dei fondamentali diritti, mai assunti a tempo indeterminato che la legge Biagi ha incatenato ad una vita senza futuro e con retribuzioni ridicole.

 

 

Questo è lo stato dell’arte dell’occupazione in Italia che rappresenta bene il ruolo di un sindacato concertativo schierato dall’altra parte, quella dei governi.


Con questi presupposti e condizioni, la CGIL non firma i contratti, annuncia un referendum tra i lavoratori che ha il sapore della testimonianza, tenta di ridurre i danni di una sconfitta totale per i lavoratori e cerca di recuperare credibilità per un comportamento disinvolto e un uso fazioso della concertazione messo in atto in tutti questi anni.


Non dobbiamo dimenticare la firma di un accordo con il governo Prodi che ha peggiorato le pensioni, aggravato il precariato, ridotto il welfare.

Ha firmato un accordo con l'Alitalia che contiene norme in contrasto non solo con i diritti dei lavoratori ma quelli generali delle persone.

Un accordo che ha messo fuori diecimila lavoratori, ha permesso l’acquisto a prezzo stracciato di un patrimonio enorme, privatizzato un servizio che presto sarà rivenduto.

 

Tutto questo per ricordare gli avvenimenti più recenti, per non parlare del più lontano passato.

E’ in atto una lotta intestina tra Organizzazioni Sindacali Confederali, chi con il referendum e chi con la raccolta delle firme dei lavoratori per l’avallo al rinnovo del contratto ministeri e all’accordo quadro per i contratti pubblici, che ha più il sapore di una contesa polita che sindacale.


Rispediamo al mittente tutti i buoni propositi, le farse e la delega per dire basta a questa misera condizione.

 

La RdB attribuisce al sindacato la funzione e il ruolo di proporre soluzioni alla crisi non regalando miliardi alle aziende ma aumentando i salari e le pensioni, soluzioni che risolvano e tendano all’abolizione del precariato, di netta chiusura alle privatizzazioni che aumentano i costi dei servizi alle famiglie, di una scuola pubblica senza finanziamento per i privati, di una sanità per tutti finanziata dalla fiscalità generale.

 

Ai sindacati di base e ai lavoratori spetta ora mobilitarsi, non solo per respingere questo stato di cose ma per impedire che esso trovi applicazione negli accordi di categoria, aziendali e territoriali.

 

 

Roma, 4 febbraio 2009