USB LANCIA LA RACCOLTA DI FIRME PER PRESENTARE AL PARLAMENTO UNA LEGGE DI INIZIATIVA POPOLARE PER SOSTENERE IL REDDITO E I CONSUMI DEI LAVORATORI DIPENDENTI, PRECARI E DISOCCUPATI.

Roma -

Sono anni che i redditi dei lavoratori dipendenti non crescono, anzi perdono terreno di fronte all’avanzare dei prezzi, da quelli della benzina e del gasolio a quelli dei generi di prima necessità. Secondo i dati ricavati dall’Agenzia delle Entrate sulle dichiarazioni dei redditi del 2008, emerge che oltre 15 milioni di lavoratori dipendenti, privati e pubblici, guadagnano meno di 1.300 euro netti al mese e circa 7 milioni ne guadagnano meno di 1.000. Il 60% di questi sono donne.

 


La ricchezza netta del paese è detenuta per il 45% dal 10% delle famiglie mentre la metà più povera della popolazione possiede meno del 10% della ricchezza complessiva. La Banca d’Italia ha stimato che mentre le famiglie di lavoratori dipendenti hanno perso nel periodo 2008/2010 mediamente oltre 3.300 euro, le famiglie con a capo un imprenditore o un libero professionista hanno guadagnato, nello stesso periodo, circa 6.000 euro. Per effetto del prelievo fiscale, per il lavoro dipendente alla perdita di 3.384 euro, va aggiunta un’ulteriore erosione di circa 2.100 euro per un totale di quasi 5.500 euro. Per non parlare poi delle condizioni economiche di precari e disoccupati per i quali non è prevista, nel nostro Paese, alcuna forma di sostegno al reddito.

 


Nel frattempo impazza la cassa integrazione con i più alti picchi di ore erogate degli ultimi decenni – ciò significa che ci sono centinaia di migliaia di lavoratori e lavoratrici costrette a vivere con meno di 900 euro al mese e con la prospettiva del licenziamento -, migliaia di famiglie sono in difficoltà a pagare le rate dei mutui contratti nella fase precedente l’esplodere della crisi, i contratti dei lavoratori pubblici saranno bloccati ancora per tre anni e i salari attuali sono insufficienti.

 

Arrivare alla terza settimana è sempre più difficile e faticoso!

 


Questa situazione di grave difficoltà economica sta producendo un forte abbassamento del livello dei consumi delle famiglie che, per la prima volta da molti anni, hanno ripreso a risparmiare sui generi alimentari e di prima necessità per cercare di arrivare almeno al 20 del mese mentre sono ripartiti, soprattutto nelle grandi città, gli sfratti per morosità che sono già migliaia.

 


L’attuale struttura del fisco è pensata in larga parte per favorire le aziende e le imprese, producendo una  impressionante sproporzione della pressione fiscale per i redditi da lavoro dipendente. Dal 1980 al 2008 le ritenute fiscali operate “alla fonte” sono aumentate per questi redditi dal 40% al 52%, mentre le entrate fiscali provenienti da redditi diversi da quelli da lavoro dipendente sono scesi dal 37% al 24%. Le rendite finanziarie (la speculazione!) sono tassate al 12,50%, la metà della prima aliquota Irpef per il lavoro dipendente. A questo va aggiunta l’enormità del fenomeno dell’evasione fiscale, che genera un buco sul saldo di bilancio stimato in circa 120 miliardi di euro annui. Questa è la cifra che manca all’appello delle entrate tributarie, proprio per effetto dell’evasione fiscale, mentre i costi della corruzione nella pubblica amministrazione sono quantificati dalla stessa Corte dei Conti in almeno 50/60 miliardi di euro l’anno.

 


Eppure tutte le dotte discussioni a cui assistiamo, in televisione o tra gli economisti, si pongono unicamente il problema di come ridurre il peso fiscale sulle aziende per poter far ripartire la produzione e gli investimenti senza mai mettere mano alla rovinosa condizione dei salari e dei redditi delle famiglie.

 

Per questo USB propone una legge di iniziativa popolare a sostegno dei redditi e dei consumi

 


Se la politica si occupa d’altro e non trova risposte alle esigenze dei cittadini e dei lavoratori, è indispensabile che siano gli stessi cittadini e gli stessi lavoratori a investire il Parlamento dei loro problemi costringendolo a discuterne. Lo strumento della Legge di iniziativa popolare è l’unico strumento a tua disposizione, oltre al classico percorso del disegno di legge ad iniziativa parlamentare, per obbligare il Parlamento a prendere in considerazione le istanze dei cittadini.

 

ECCO IN SINTESI COSA PREVEDE LA PROPOSTA DI LEGGE

 

Le misure di sostegno al reddito dei lavoratori dipendenti si muovono molto concretamente in due direzioni, e cioè la riduzione diretta delle imposte e la stabilizzazione della struttura della retribuzione. Le misure fiscali a favore dei lavoratori sono contenute nell’articolo 1 del disegno di legge, mentre gli interventi sulla struttura della retribuzione sono illustrati nell’articolo 3.

 

L’articolo 1 stabilisce una franchigia di 10.000 euro sui redditi fino a 35.000 euro. Ciò vuol dire che i lavoratori dipendenti con un reddito fino a 35.000 euro pagheranno le imposte solo sulla parte che eccede i 10.000 euro. Sui redditi eccedenti la franchigia si applica un’aliquota unica del 23% anche al fine di disinnescare il cd. drenaggio fiscale, che è conseguenza della progressività dell’imposta e che finisce per assorbire i rari ed esigui aumenti del reddito creando situazioni paradossali per cui tutto l’aumento viene assorbito dal maggior prelievo fiscale.

 

Il principio dell’aliquota unica del resto trova già applicazione per la tassazione dei redditi da capitale che attualmente sono tassati con un’aliquota del 12,5% che il disegno di legge presentato dalla confederazione USB prevede di elevare al 30%.

 

La franchigia di 10.000 euro è elevata a 11.500 euro nel caso in cui il lavoratore abbia rinunciato alla possibilità di aderire a forme di previdenza complementare (fondi privati). Si tratta cioè di riconoscere un premio fiscale sostitutivo della fiscalità di vantaggio che viene riconosciuta ai lavoratori che hanno aderito alle suddette forme di previdenza complementare.

 

Sempre all’articolo 1 e sempre a favore dei redditi da lavoro dipendente, è prevista la possibilità di ottenere uno sconto fino a 1.000 euro sull’IRPEF annuale per alcune spese sostenute dai lavoratori dipendenti. Si tratta di spese per le quali ad oggi non sono previsti sconti per i lavoratori dipendenti, ma solo per i lavoratori autonomi.

 

La proposta di USB prevede sconti fiscali a favore dei lavoratori che sostengono costi per l’accesso ai servizi di trasporto pubblico urbano ed extraurbano, ferroviario  e per i servizi autostradali. Sono previsti sconti fiscali anche per l’acquisto di apparecchiature informatiche, per le spese telefoniche e per servizi internet a banda larga, per l’acquisto di libri, periodici, spettacoli teatrali e cinematografici, mostre ed esposizioni ed altri eventi culturali.

 

Il disegno di legge prevede anche un sostegno diretto al reddito dei lavoratori con figli in età prescolare, con uno sconto fiscale (tecnicamente si parla di detrazione d’imposta) fino a 345 euro per ogni figlio che frequenta l’asilo nido.

 

Per le spese sanitarie è prevista la detrazione sull’intero importo della spesa e la detrazione passa dall’attuale 19% al 23%.

 

L’articolo 1 contiene inoltre una misura che estende ai lavoratori dipendenti un principio già esistente nel nostro sistema tributario per i lavoratori autonomi e che riguarda l’acquisto di autoveicoli e motoveicoli. Il principio che viene esteso è quello dell’inerenza, in base al quale si presume che il mezzo acquistato sia strumentale alla produzione del reddito e non serva solo per uso personale. Questa presunzione nasce dall’evidenza che milioni di lavoratori sono “costretti” a spostarsi con il mezzo proprio in carenza di collegamenti pubblici e talvolta mettono il proprio mezzo a disposizione dell’azienda o dell’ente nel quale lavorano anche per svolgere attività lavorative. Il disegno di legge di USB estende quindi a favore dei lavoratori dipendenti la possibilità di non pagare le imposte sulla parte di reddito che è stata impiegata per l’acquisto di autoveicoli e motoveicoli fino a 35000 euro di valore. In tal caso il lavoratore ha diritto anche a uno sconto fiscale commisurato al costo del premio assicurativo per responsabilità civile.

 

L’articolo 1 si preoccupa anche di salvaguardare quei lavoratori che percepiscono redditi molto bassi – inferiori ai 15.000 euro annui – con una misura che limita gli effetti dell’incapienza d’imposta. Chi percepisce redditi bassi solitamente non paga imposte o le paga in misura ridotta ma non ha la possibilità di usufruire pienamente degli sconti fiscali riconosciuti per le spese di primaria necessità perché, non pagando imposte, non ha diritto alla loro restituzione. Questo è appunto il fenomeno dell’incapienza d’imposta che tipicamente colpisce i redditi medio-bassi e che il disegno di legge promosso da USB intende ridimensionare, consentendo ai lavoratori con redditi bassi di godere degli sconti fiscali (si parla quindi di detrazioni) attraverso una imposta negativa che concretamente si traduce in un rimborso fino a 500 euro annui, aumentati di 250 euro annui per ciascun familiare a carico del lavoratore. La misura riguarda chi ha sostenuto spese che non possono essere detratte dall’imposta lorda perché appunto l’imposta lorda è pari a zero. Si tratta di un’altra importante forma di sostegno al reddito che riguarda ad esempio i tantissimi giovani che percepiscono redditi bassi anche in relazione alla discontinuità del rapporto di lavoro dipendente.

 

L’articolo 1 si occupa anche dei buoni pasto, elevando a 10,60 euro la parte di valore del buono pasto non colpita dalla tassazione. Accade, ed è accaduto anche nel recente passato, che alcuni piccoli aumenti del valore del buono pasto siano stati assorbiti dall’incremento della tassazione. Oggi la parte del buono pasto non tassata è di 5,29 euro e USB propone di raddoppiare questa franchigia.

 

Alcune delle misure più significative contenute nell’articolo 1 sono evidentemente ispirate al principio di pari dignità fra i redditi. Le detrazioni oggi riconosciute ai lavoratori dipendenti relativamente alla natura del loro reddito (detrazioni per lavoro dipendente) sono quasi insignificanti e non tengono conto di una realtà sociale che è progressivamente mutata.

 

Oggi il lavoratore dipendente non usufruisce più di una serie di benefit che in passato scaturivano da uno stato sociale più esteso ed efficace, che concedeva alcune agevolazioni sociali in termini di riduzioni di tariffe e di servizi agevolati, oggi del tutto scomparsi. Alla luce dei mutamenti risulta del tutto ingiustificata la disparità di trattamento fiscale esistente fra i redditi da lavoro dipendente, di lavoro autonomo e d’impresa; a questa disparità pone rimedio, almeno parzialmente, l’articolo 1 del disegno di legge.

 

Di sostegno al reddito dei lavoratori dipendenti si occupa anche l’articolo 3 del disegno di legge, che prevede di spostare una parte delle risorse destinate al salario accessorio di produttività, verso la parte stabile della retribuzione, frenando la deriva produttivistica delle retribuzioni a causa della quale i pochi aumenti contrattuali sono sempre più sottoposti al “ricatto della produttività”.

 

La misura individuata è quella dell’introduzione ex lege della quattordicesima mensilità nei settori e negli ambiti contrattuali in cui essa non è già presente, riducendo contestualmente gli importi destinati al cd. “salario di produttività” mediante la loro stabilizzazione.

 

Il disegno di legge prevede inoltre, sempre all’articolo 3, di uniformare le norme che consentono ai lavoratori di chiedere un anticipo del trattamento di fine rapporto operando in maniera estensiva affinché tale possibilità sia riconosciuta a tutti i lavoratori dipendenti, pubblici e privati.

 

Inoltre all’articolo 3 viene abrogata la norma che colpisce le retribuzioni dei lavoratori dipendenti in caso di assenze per malattia. La norma è illegittima nella parte in cui esclude i lavoratori assenti per malattia dal salario accessorio (tant’è vero che ad es. nella pubblica amministrazione le retribuzioni accessorie di dirigenti e quadri non vengono decurtate in caso di malattia) e lo è ancora di più nella parte in cui colpisce addirittura le retribuzioni tabellari, cioè la parte fissa dello stipendio.

 

Le misure a sostegno del reddito contenute nell’articolo 3 e in particolare l’istituzione della 14 mensilità tabellare, sono finanziate con le risorse destinate alla contrattazione di secondo livello o aziendale e con parte dei proventi derivanti dalla lotta all’evasione fiscale e alla corruzione.

 

Il finanziamento del disegno di legge è indicato agli articoli 2, 2-bis e 2-ter. Tra le misure destinate a incrementare il gettito fiscale c’è l’aumento al 30% dell’aliquota che colpisce le rendite finanziarie e le transazioni speculative, il potenziamento dell’uso della moneta elettronica per la tracciabilità dei pagamenti di importo superiore a mille euro, l’istituzione di un Fondo nazionale di solidarietà finanziato con i proventi derivanti dalla lotta alla corruzione e l’introduzione di un meccanismo che incentiva i cittadini a contrastare direttamente i comportamenti di micro-evasione fiscale che sono comunque una parte non irrilevante del fenomeno dell’evasione fiscale complessiva.

 

L’articolo 2-bis istituisce il Fondo regionale per i servizi sociali, finanziato da apposite leggi regionali che tassano i profitti connessi allo sfruttamento del territorio.

 

L’articolo 2-ter del disegno di legge proposto dalla confederazione USB prevede ulteriori misure per il finanziamento degli sconti fiscali ai redditi da lavoro dipendente: viene istituito un apposito fondo (Fondo a sostegno dei redditi da lavoro dipendente e dei consumi), finanziato con misure fiscali che colpiscono variamente le rendite finanziarie. Spiccano fra esse la tassazione delle transazioni internazionali di capitale finanziario a carattere speculativo e la tassa sull’innovazione tecnologica che comporti un decremento dei livelli occupazionali.

 

Infine, l’articolo 4 del disegno di legge prevede la nascita di un osservatorio nazionale autonomo su redditi, fiscalità e inflazione che ha fra i suoi compiti l’osservazione dell’andamento nominale dei redditi di lavoro, la rilevazione degli effetti dell’inflazione monetaria, autonomamente rilevata dall’osservatorio stesso, sui redditi da lavoro e gli effetti del prelievo fiscale sugli stessi redditi da lavoro, con riguardo all’imposizione diretta e al futuro assetto federale del sistema fiscale. L’osservatorio dovrà assolvere al compito di rendere evidente la sproporzione fra la pressione fiscale gravante sui redditi da lavoro dipendente rispetto alle altre categorie di redditi (da capitale, da lavoro autonomo, d’impresa, ecc.). L’osservatorio dovrà inoltre monitorare l’andamento della riforma fiscale federalista, che rischia concretamente di generare un ulteriore aumento della pressione fiscale diretta e indiretta che già colpisce i redditi che il disegno di legge proposto dalla confederazione USB vuole invece proteggere dalla scure fiscale.



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