Report: la trasmissione di Rai3 sull'Arsenale Militare di Taranto.

Roma -

Anche nel servizio trasmesso in data 20.05.2007 abbiamo apprezzato la volontà d'inchiesta e di denuncia che caratterizzano i vostri reportage, tra i rari esempi di buona informazione rispetto alla mediocrità che caratterizza purtroppo i palinsesti televisivi del nostro paese, ma proprio per la stima e le speranze che riponiamo nel vostro lavoro, non possiamo tacere l'indignazione provocata in noi dalla parte del servizio relativa all'arsenale di Taranto, all'interno del quale rappresentiamo un cospicuo numero di lavoratori.

La strutturazione del servizio non rende certo un utile apporto alla individuazione delle responsabilità e non chiarisce i motivi che hanno determinato la gravissima situazione che si è rappresentata.

Si è utilizzata in modo strumentale la testimonianza di un lavoratore di una ditta privata, che chiaramente non è a conoscenza di quanto nel corso degli anni ha determinato l'attuale decadenza dell'arsenale, per rappresentare, utilizzando anche casi limite, la figura dello statale fannullone, come se le responsabilità della quasi totale mancanza di lavoro all'interno dell'arsenale sia attribuibile a quei lavoratori che in tutto e per tutto assimilabili ai metalmeccanici dell'industria privata, negli anni hanno dimostrato le loro capacità produttive e professionali.

La fonderia, l'officina congegnatori, l'officina motori, l'officina tubisti, la carpenteria, che voi citate nel servizio, non sono in funzione perché da diversi anni la volontà dell'Amministrazione Difesa di esternalizzare lavorazioni e servizi, dietro precisi indirizzi dei governi che si sono succeduti alla guida del paese (privato è bello), con la conseguente carenza di risorse ed investimenti produttivi stanziati, ha determinato il progressivo decadimento di officine, strutture e complessivamente di tutte le attività proprie dell'arsenale.

Inoltre per i motivi sopraindicati, che hanno provocato la fatiscenza di numerose strutture, l'ispettorato del lavoro conseguentemente all'attività che gli è propria, ha chiuso da tempo diversi reparti e purtroppo altri ne chiuderà.

E' forse questo colpa dei lavoratori, o la "loro inoperosa condizione" dipende da altre volontà, comprese quelle sopra menzionate?

In merito alla realtà di quel lavoratore delle ditte private che avete specularmente utilizzato per sparare a zero sui lavoratori statali, in un assurda guerra fra poveri, potevate approfittarne per dire che in conseguenza della mancanza di lavoro per l'arsenale lui e i suoi colleghi sono da mesi senza stipendio e che qualcuno di loro per non preoccupare i propri figli, tutte le mattine esce di casa alla solita ora indossando la tuta e fingendo di recarsi al lavoro.

Vi informiamo che diversi lavoratori dell'arsenale (sicuramente quelli aderenti alle RdB) da tempo manifestano e solidarizzano con i loro colleghi del privato per il comune obiettivo del lavoro e per rilanciare le attività dell'arsenale, tra le poche risorse e speranze di lavoro in un area con forte crisi occupazionale.

Gli stessi lavoratori che da anni (1997) manifestano e scioperano contro le volontà di smantellamento dell'arsenale, volontà dietro cui si nascondono gli interessi e gli appetiti per l'area, dell'industria bellica nazionale ed internazionale, anche in virtù della posizione strategica che questa riveste nel mediterraneo.

Sarebbe molto interessante se dedicaste una vostra puntata all'approfondimento di queste realtà partendo dalla testimonianza dei lavoratori che le vivono, vi rendereste conto che sono completamente diverse da come le avete rappresentate.

Vogliamo con la presente fornivi di seguito ed in estrema sintesi, alcune analisi della scrivente organizzazione sindacale sui processi di ristrutturazione in particolare dell'area industriale che  possono contribuire alla comprensione dei processi che hanno determinato l'attuale situazione di Marinarsen.

Vogliamo appunto rendervi partecipi che:

- la trasformazione delle FF.AA iniziata negli anni 80, con il D.M.459/98 si raggiunge la sua concreta applicazione con la ristrutturazione dell’area industriale, che significa per molti enti la totale chiusura, per altri la riorganizzazione e per altri ancora (pochissimi in verità) il potenziamento, dove s’introduce un progressivo quanto radicale processo di esternalizzazione che ha coinvolto in maniera generalizzata sia il settore dei servizi sia quello delle lavorazioni. Si è proceduto conferendo in appalto sempre più servizi, lavorazioni e manutenzioni, delegando completamente all'industria privata la ricerca, la sperimentazione e la produzione di sistemi d'arma, apparati e tecnologie avanzate. Ciò ha determinato, di riflesso, la crescita esorbitante dei costi per le attività esternalizzate e per i contratti stipulati con l'industria privata, a prezzi spesso superiori a quelli di mercato, in controtendenza rispetto alla necessità di realizzare economie di gestione attraverso i processi di riorganizzazione;

- le "dolorose ricadute" per il personale civile che queste operazioni determinano, vista la progressiva emarginazione ed esclusione dai processi produttivi e lavorativi, a distanza di un decennio, hanno prodotto che il costo di questa riorganizzazione sono i lavoratori a pagarla, poiché ciò ha significato l’espulsione dal Ministero della Difesa di oltre un migliaio di unità “transitati” in Agenzia  Industrie Difesa (ente pubblico di natura privato appositamente costituito con il compito di provvedere alla produzione e allo stoccaggio di materiali bellici prodotti nei 12 stabilimenti industriali di fabbricazione, posta sotto il “solo” controllo del ministro della difesa – non vi pare quest’argomento degno di approfondimento?), altri transitati in diverse amministrazioni (Beni Culturali ecc..), altri ancora oggetto di trasferimento in posti di lavoro distanti decine e decine di chilometri.

Per “i fortunati” che sono rimasti, gran parte di essi subisce una operatività individuale pressoché nulla per mancanza di lavoro, una de-professionalizzazione costante dovuta alle pochissime risorse destinate alla formazione tecnica specifica del personale ed impossibilitato al trasferimento delle conoscenze ai nuovi assunti poiché da oltre 15 anni non ci sono assunzioni per figure professionali di alta specializzazione.  

Questa organizzazione sindacale, da oltre dieci anni, denuncia il fenomeno della esternalizzazione dei servizi e delle lavorazioni rendendo, di fatto, poco operosa la presenza del personale civile nei reparti di lavorazione e di supporto nei vari enti della Difesa: ci riferiamo ai tecnici impiegati nei reparti di lavorazione (elettronici, meccanici, motoristi, ottici, chimici ecc.) agli operai addetti alle manutenzioni delle strutture (elettricisti, idraulici, falegnami, fabbri, imbianchini, ecc) che sistematicamente vengono emarginati.

Quanto ci costa esternalizzare le attività a fronte di personale che rimane inattivo ma a cui si deve pagare lo stipendio? Qualcuno ha verificato se c’è una reale convenienza ad esternalizzare?

Sono stati costituiti degli Enti (parchi) dove parcheggiare il personale civile senza alcuna missione da assolvere.  

Da sempre rivendichiamo “un lavoro vero”, da anni chiediamo la reinternalizzazione delle attività, da tempo chiediamo che si individui un compito preciso per ogni ente di Forza Armata, da anni chiediamo uno stipendio adeguato (gli attuali importi annui lordi medi sono di € 19.000.000) ma soprattutto chiediamo pieno rispetto del nostro ruolo di pubblici dipendenti che vedono rubato il loro lavoro da altri soggetti a costi, per la pubblica amministrazione, nettamente più elevati.  

Per cui certe affermazioni, di indistinta corresponsabilità delle organizzazioni sindacali, fatte da un dipendente nella trasmissione non possono assolutamente riguardarci.

Siamo altresì gli unici che in questi anni hanno denunciato la precarizzazione del rapporto di lavoro, che hanno promosso iniziative nazionali a difesa di un lavoro stabile e garantito sia pubblico che privato, che hanno avversato sia la legge Biagi che il famoso pacchetto Treu e che hanno fatto della presenza tra i lavoratori precari la loro specificità.

Non abbiamo bisogno di un ceto politico composto di liquidatori che perseguono finalità altre rispetto alla valorizzazione del lavoro pubblico.  

Nel merito delle problematiche relative a Marinarsen sarebbe per voi interessante prendere visione delle interrogazioni parlamentari prodotte dall'on. DURANTI e dagli on. PAPINI e VICO.  

Un ultimo elemento nel merito del tema della trasmissione e dell'intervento del prof. Ichino ci preme evidenziare: perché i dirigenti della pubblica amministrazione cosi lautamente retribuiti non utilizzano la vasta normativa a loro disposizione per pretendere adeguate prestazioni lavorative da quei loro dipendenti ( e non sono la maggioranza ) inadempienti? 

Non sarà che il vero obiettivo dell'attacco ai "fannulloni", è quello di privatizzare e mettere sul mercato beni e servizi finora erogati gratuitamente ai cittadini?

Sarebbe anche molto interessante verificare l'assenteismo del prof. Ichino e del lavoro che per lui fanno i suoi assistenti.  

Non possiamo quindi accettare di essere accomunati ad altri. Rivendichiamo la nostra specificità e la nostra visione altra del valore del lavoro.  

Questo era dovuto per la precisione e per una corretta visione del problema che Voi avete giustamente denunciato.  

Inviamo una analisi del Coordinamento Nazionale Difesa RDB-CUB sulla situazione generale del Ministero, presentata al precedente Ministro e riproposta all’attuale, On. Parisi Prof. Arturo, a cui nessuno ha inteso rispondere né tanto meno dare seguito. Restiamo pienamente disponibili ad ulteriori chiarimenti.    

 

NOTA STAMPA RdB/Arsenale

Come la vedo io riguardo al  pezzo sull’Arsenale di Taranto inserito nel rotocalco domenicale Report andato in onda il 20/05/2007 dal titolo “Intoccabili”.  

Lungi da me, che in questo posto di lavoro ci sto da venticinque anni e per il mio impegno sindacale ho dovuto affrontare ritorsioni e discriminazioni, protestare contro le accuse di un signore travisato, presentato come dipendente dell’appalto, in cui mi pare di riconoscere un delegato sindacale confederale dell’appalto Arsenale noto per le sue posizioni filo privatizzazione, cui si sarebbe forse potuto contrapporre un minimo di contraddittorio, ma credo necessario esporre una valutazione personale.  

L’attacco contro i lavoratori della Pubblica Amministrazione, la campagna mediatica lanciata lo scorso anno, ripresa dai nostri governanti e mirante a dipingere la Pubblica Amministrazione come un luogo di "bengodi" pieno di fannulloni e nullafacenti prosegue nel suo intento perverso che è quello di smantellare il lavoro pubblico per permetterne la privatizzazione.

Che questo Governo si regga "in piedi" grazie solo al consenso del padronato e degli ambienti economici internazionali (tra i quali l'industria bellica e il sistema armato delle banche) risulta del tutto evidente e, la guida "monetarista" del titolare di via XX Settembre, ne è la controprova. Il clima è da caccia alle streghe. Poi, il servizio di Report…

Pochi minuti di trasmissione sufficienti ad additare al pubblico ludibrio qualche migliaia di lavoratrici e lavoratori senza neanche consentirgli una difesa né alcun diritto di replica. Siamo tornati alla Santa Inquisizione? Esiste qualcuno che ha il diritto di essere giudice e giuria condannando senza appello? (…e a nulla vale affermare, poi, che se uno lavora non deve prendersela a male!)

I Fannulloni e i nulla facenti, probabilmente stanno da altre parti, hanno retribuzioni da favola, fanno profitti alla faccia di tutti, e non siedono certo sulle sgangherate poltroncine degli uffici e dei servizi della Pubblica Amministrazione né tanto meno salgono su quelle gru bianche e rosse, anche non a norma, rischiando la pelle o una denuncia solo per consentire la conclusione delle lavorazioni a bordo delle Unità Navali quando l’urgenza lo impone. Pochi casi deprecabili, che pure possono esistere, non devono costituire la regola, d’altronde, il 100% dei giornalisti è esente da critiche? Non sarebbe stato il caso di capire di chi sono le vere responsabilità di uno stato di fatto intollerabile? Se è vero che il lavoro manca e non ci sono fondi per le manutenzioni delle infrastrutture è colpa delle lavoratrici e dei lavoratori dell’Arsenale? Se la Magistratura ha posto sotto sequestro l’area dedicata all’appalto e numerose ditte sono indagate è colpa nostra?

Quanto poi che ai sindacati, anche di Base, vada bene tutto pur di accaparrarsi le tessere bisognerebbe chiedere all’uomo mascherato scelto come fonte attendibile, quale organizzazione del Pubblico Impiego ha sostenuto le lotte dei lavoratori dell’appalto nell’indifferenza generale, quali delegati sindacali del Pubblico Impiego sono scesi in piazza a manifestare, chi si è esposto pubblicamente sui giornali ed alla televisione mettendoci la faccia nel denunciare la latitanza della politica locale, chi, per questa ragione, ha pagato il prezzo di essere  una voce fuori dal coro. Anche l’uomo mascherato dovrà convenire che con loro, con lui, vi erano e vi sono i delegati delle Rappresentanze sindacali di Base del Pubblico Impiego che in quanto di un comparto diverso non avrebbero potuto chiedere tessere neanche se lo avessero voluto.

I lavoratori dell’Arsenale, preoccupati per il proprio futuro lavorativo meritano rispetto e miglior risposta a questa provocazione la daranno in piazza, il 25 p.v. partecipando compatti al presidio RdB con corteo unitario partendo dal cancello dell’Arsenale: le telecamere di Report-RAI 3 sono invitate!

Gigi Pulpito - Lavoratore Arsenale e Delegato Aziendale RdB P.I.