Approvata la legge di stabilità 2012: novità e misure del Governo Monti.
E' stata approvata dal Consiglio dei Ministri la legge di stabilità.
La sorpresa o meglio il gioco delle tre carte: l’iva aumenterà dal primo luglio dal 10 all'11% e dal 21 al 22%, mentre il calo dell’Irpef, incredibile a dirsi, sarà finanziato con l’aumento di un punto delle aliquote Iva.
Quindi, qualche soldo in più ai cittadini che andranno poi spesi andando al supermercato per l’aumento ulteriore dei prezzi.
Il solo aumento dell’Iva non basterà però a finanziare la riduzione delle tasse che dovrebbe costare all’incirca 5 miliardi: altre risorse potrebbero essere reperite attraverso il riordino delle agevolazioni fiscali.
Per i redditi superiori ai 15mila euro si introduce una franchigia di 250 euro per alcune deduzioni e detrazioni Irpef e, per le sole detrazioni, si fissa il tetto massimo di detraibilità a 3000 euro.
Sarà ridotta l'aliquota sul primo e sul secondo scaglione: dal 23 scende al 22%, dal 27 al 26%.
Il costo per la riduzione della prima aliquota, che si applica su tutti i redditi, è di 4 miliardi, quello del secondo scaglione vale un altro miliardo.
Le risorse della legge di stabilità saranno reperite, oltre che con la "spending review", anche con la Tobin Tax (la tassa per le transazioni finanziarie) e con una revisione delle 'tax expenditures' (sconti fiscali).
Il governo ha poi modificato il testo della legge riguardante l'Imu per gli immobili non commerciali e quindi anche della Chiesa in modo da definire il quadro regolatorio "in tempo per il periodo annuale di imposta" che decorre dal 1 gennaio 2013.
Confermato il blocco dei contratti per gli statali fino al 2014.
Per il 2013-2014 non sarà erogata neanche l'indennità di vacanza contrattuale che tornerà nel 2015 calcolata sulla base dell'inflazione programmata.
Gli aumenti salariali aziendali saranno tassati nel 2013 al 10% entro il limite di 3.000 euro lordi, per una spesa di oltre un miliardo nel 2013 e poco meno della metà nel 2014.
La legge prevede poi un taglio di 1,5 miliardi al fabbisogno sanitario nazionale, grazie a una ulteriore riduzione della spesa per l'acquisto di beni, servizi e dispositivi medici.
Stretta sui permessi previsti dalla legge 104/1992 per il disabile o per la cura di parenti affetti da handicap.
La retribuzione per i giorni di permesso (tre al mese) scende al 50% a meno che i permessi non siano fruiti per le patologie del dipendente stesso della P.A o per l’assistenza ai figli o al coniuge.
Sono esclusi dal pagamento intero quindi i permessi fruiti per prendersi cura dei genitori disabili.
Per quanto riguarda il capitolo dei tagli alle Regioni, salgono a 1 miliardo i tagli lineari previsti dalla prima spending review per le regioni a statuto speciale.
Arrivano poi 160 milioni alla Campania e circa 130 milioni per il Fondo per i comuni in condizioni di predissesto.
Previsto il blocco poi all'affitto e all'acquisto di nuovi immobili da parte di tutte le amministrazioni pubbliche.
Ma anche all'acquisto e il leasing di autovetture.
Prevista una stretta anche per l'acquisto di arredi e per le spese di consulenze informatiche.
Via libera poi a nuove risorse per gli esodati che verranno dal Fondo Letta.
Il budget delle Università potrà crescere del 3% all’anno.
Per alcuni enti di ricerca la percentuale sale al 4%.
Via libera alla vendita dei beni demaniali attraverso fondi immobiliari.
Quasi 800 milioni di euro per finanziare studi, progetti, attività e lavori.
1,6 miliardi a partire dal 2013 per il trasporto pubblico locale.
800 milioni di euro sono invece stanziati per la TAV e 300 milioni per l’Anas.
300 invece i milioni di penalità per lo stop al Ponte di Messina.
Taglio ai patronati di 30 milioni di euro nel 2014 e di altri 30 milioni nel 2015.
Torna sotto la gestione di Equitalia la riscossione delle multe per lo sforamento delle quote latte.
Per riuscire a risparmiare, verrà tagliata anche l’illuminazione pubblica.
In arrivo 40 milioni di euro nel 2013 per la manutenzione della flotta di aerei antincendio e 58 milioni di euro, in tre anni, per la partecipazione dell’Italia alla spesa per la ristrutturazione del Quartiere Generale della Nato.
Anche le pensioni di guerra e di invalidità saranno assoggettate all’Irpef.
I grandi problemi italiani sono la legge elettorale, il futuro di Berlusconi, la percentuale di voti del Movimento 5 Stelle, dove va Montezemolo e se vince Renzi o Bersani alle prossime primarie del PD?
Lo scenario a cui assistiamo ci dice invece che sono proprio le forze politiche ad aver abbandonato il paese ed i suoi problemi nelle mani dei “tecnici” delle banche internazionali e dei grandi gruppi finanziari.
Se non si inverte questa tendenza al massacro ricominciando ad alzare la testa dal punto di vista sindacale e politico, nelle fabbriche e nei posti di lavoro come nelle piazze e nelle strade di questo paese, se non lo si fa in fretta e nel miglior modo possibile, si rischia di entrare in un percorso irreversibile dove le uscite dalla crisi saranno ancor più pesanti delle attuali condizioni, sia dal punto di vista economico, sia sociale.
E sindacalmente non è sufficiente neanche lottare se non si capisce esattamente contro chi e per cosa dobbiamo farlo: è necessario comprendere che cosa sta accadendo, attrezzarci e organizzarci adeguatamente dal punto di vista sindacale e raggiungere un consenso che permetta al dissenso di diventare alternativa.
C'è un'altra Italia che lotta per il lavoro senza accettare il ricatto della rinuncia ai diritti e al salario, che difende l'ambiente ed il territorio senza sottomettersi al dominio degli affari.
Per questo promuoviamo una manifestazione chiara e rigorosa nelle sue scelte, che porti in piazza a mani nude e a volto scoperto tutta l'opposizione sociale a Monti e a chi lo sostiene, per esprimere il massimo sostegno a tutte le lotte in atto per i diritti, l'ambiente ed il lavoro.
La manifestazione è prevista per il giorno Sabato 27 ottobre e partirà alle 14,30 da Piazza della Repubblica a Roma con conclusione in Piazza S. Giovanni: sarà una grande assemblea popolare ove si potrà liberamente discutere di come dare continuità alla mobilitazione.