ART. 3 D.Lgs. 165/01: LA PAROLA AI LAVORATORI
E’ arrivato il momento di chiarire alcune posizioni che, dopo l’incontro con il Ministro della Difesa, Dott.ssa Elisabetta Trenta, del 05 gennaio c.a., sarebbero apparse contraddittorie e poco credibili e, soprattutto, intrise di dietrologia.
Nella succitata riunione, la Ministra ha affermato, con riguardo al differenziale economico (gap) con le altre Amministrazioni Centrali dello Stato che, l’unico modo (non altri) per recuperare questo deficit economico è il transito nell’art. 3 del D. Lgs. 165/01, al pari di altre categorie di lavoratori che già ci sono. La stessa Ministra ha, inoltre, quantificato questo differenziale che ci separa dalla media delle altre Amministrazioni Centrali, in €. 200 milioni/anno. Ovviamente, affermare con precisione che il differenziale economico ammonta a detta cifra presume l’avere fatto un’analisi in tal senso, ma non vuole necessariamente significare di avere la somma disponibile ed esigibile. Lo si dovrebbe comprendere meglio nella prossima riunione fissata per il giorno 05 marzo p.v.
Nel frattempo torna utile rammentare ai lavoratori che senza “piccioli” risulta difficile (ma non impossibile) cantare messe e che, di solito, non si possono fare matrimoni con i fichi secchi (anche se non impossibile).
Pare ovvio che ciò non significa, per USB, essere contrari, a priori, al ritorno in regime di diritto pubblico, bensì molto semplicemente si vuole mettere in condizione i Lavoratori di vederci molto chiaro, non foss’altro, per evitare di fare un eventuale salto nel buio.
Tutto ciò vuol dire essere contrari all’art. 3 del D. Lgs. 165/01? Non ci pare.
Ma come si riesce a rendere fattibile la proposta del Ministro della Difesa, Dott.ssa E. Trenta che, pure, auspichiamo abbia una sua scadenza e, soprattutto, un progetto di fattibilità politico ed economico?
Per noi di USB, dando la parola a tutti i Lavoratori, attraverso una consultazione referendaria da tenersi sul Portale Difesa (ma anche altri mezzi informatici possono essere considerati come, ad esempio, il semplice invio della risposta tramite e-mail istituzionale), ciascuno attraverso il proprio account di Concorsi On Line (per coloro che non posseggono un account, l’Amministrazione provvederebbe ad assegnarlo), con un quesito chiaro ed inequivocabile sulla possibilità di transito in regime di diritto pubblico.
All’esito della consultazione da decretare a “maggioranza semplice”, considerato che le opzioni sarebbero due, vincerebbe l’opzione che otterrebbe un numero di voti superiore alla metà del numero totale di votanti.
Com’è logico prevedere, questa opzione contribuirebbe a dare lustro e credibilità all’intero apparato istituzionale della Difesa e sopirebbe, in modo incontrovertibile, le diverse opinioni delle Organizzazioni Sindacali.
All’esito della votazione, eventualmente favorevole al transito in regime di diritto pubblico, si aprirebbe un confronto con l’Amministrazione riguardo le modalità e i contenuti del transito che per USB non possono prescindere:
- dall’azzeramento dell’Area 1, attraverso la progressione economica del relativo personale in A2 F2;
- dall’individuazione delle risorse economiche utili a colmare il differenziale economico con le altre Amministrazioni Centrali dello Stato, così come ribadito dalla Ministra.
Il provvedimento legislativo susseguente non potrà non fare riferimento alle suddette rivendicazioni. La procedura potrebbe essere ultimata entro la fine del 2019 con l’approvazione nella prossima legge di bilancio o nel provvedimento legislativo più prossimo e pertinente.
Se, invece, l’esito della votazione fosse favorevole a mantenere lo “status quo”, avremmo comunque dimostrato che in democrazia la parola spetta ai lavoratori, unici artefici del loro destino.
In entrambi i casi avremmo posto in essere una grande prova di democrazia.
La constatazione del Ministro della Difesa, Dott.ssa E. Trenta, di fatto, è un cambio di paradigma rispetto al passato che non può essere sottaciuto, nè compromesso da logiche di bottega.
E’ arrivato il momento di assumersi ciascuno le proprie responsabilità per ipotecare, tutti insieme, il nostro futuro di lavoratori e di uomini.
COORDINAMENTO NAZIONALE DIFESA