Il "metodo di Paola" per il riordino della Sanità Militare.
Il Ministro della Difesa Di Paola ha espresso, con una lettera indirizzata al Capo di Stato Maggiore Difesa in data 9 agosto, le sue intenzioni e decisioni per il nuovo riordino della Sanità Militare in ambito interforze.
Dunque un secondo riordino ma, a differenza del primo avvenuto nel 2006, questa volta senza neanche informare le Organizzazioni Sindacali.
La riorganizzazione/soppressione degli Ospedali Militari e la creazione dei Dipartimenti Militari di Medicina Legale fu il frutto di un lavoro disciplinato da regole certe nelle relazioni sindacali.
Il "metodo Di Paola" eslude il coinvolgimento delle Parti Sociali, anticipa la riforma dello strumento militare ancora in discussione al Senato prevedendo:
la soppressione dei Comandi Servizi Sanitari di Padova e Napoli;
depotenziamento e trasformazionei in day hospital dell’Ospedale Baggio di Milano;
chiusura dei Dipartimenti Militari di Medicina Legale di Palermo, Firenze, Chieti e il ridimensionamento degli altri.
Non è un caso, ad esempio, se si scatena la ferma opposizione allo smantellamento del DMML di Chieti dove il Consiglio Provinciale interviene per approvare all’unanimità un ordine del giorno urgente per eludere la dismissione, salvaguardando i livelli occupazionali e le professionalità che operano nell’Ente.
Non è una novità per la città di Chieti che sta già pagando un prezzo altissimo non solo per la crisi industriale ma anche per la soppressione di molte strutture militari, come il 123° Reggimento, e che rischia di essere privata anche di uffici pubblici nell’ambito del piano di riordino delle Province.
La richiesta di riconsiderare la chiusura del Dipartimento Militare di Medicina Legale si fonda soprattutto su fatti oggettivi che evidenziano la qualità dei servizi erogati.
I dati del 2011 relativi all'attività del DMML presentano 121.000 prestazioni i cui ricavi non hanno gravato sulle casse pubbliche e, pertanto, la sua soppressione non appare in linea con il dettato del D.L. n.95/2012 sulla riduzione della spesa pubblica.
Inoltre, ove si volesse perseguire una logica di mero taglio della spesa, la struttura in oggetto potrebbe comunque essere ospitata in altre sedi militari presenti a Chieti con evidente abbattimento di costi.
Questo caso è analogo a quello dell'Ospedale di Bari che nel 2006 fu soppresso e che scatenò la mobilitazione dei lavoratori, la presa di posizione della Regione nonchè di USB a fronte di un'attività e una struttura ospedaliera degna di molte eccellenze di questo paese.
Ci sentiamo in dovere di riconoscere nel Ministro un'egemonia indiscussa, frutto della mancanza di confronto democratico, che ci ricorda episodi del passato nei quali riconosciamo anche la responsabilità di altri soggetti che ben si guardano di contrastare e difendere i diritti dei lavoratori.