Il rilancio del ruolo produttivo degli Arsenali della Marina Militare con il mantenimento degli attuali livelli occupazionali: immediatamente!

Roma -

La progressiva riduzione degli organici, l’assenza del turn-over e la mancanza di formazione a livello delle moderne tecnologie rappresentano le vere problematiche delle strutture arsenalizie della Marina Militare che, già con l’abbandono di attività non certo considerate parte dell’attività principale in cui operano gli stabilimenti (tinteggiatura, manovalanza, pulizia, servizi di manutenzione ecc.), hanno favorito il ritiro da settori lavorativi di ben altra rilevanza.

 

L’indirizzo politico, rappresentato dalla necessità di criteri di razionalizzazione della spesa pubblica, ha permesso lo sbilanciamento degli organici a favore della quota di personale amministrativo per far fronte all’intervento dell’Industria Privata nel settore motoristico, impiantistico, oledinamico delle Unità di superficie (seppur alla portata dal punto di vista della professionalità e delle strutture lavorative necessarie ai dipendenti) e ad una vasta attività contrattuale, di gestione commesse, di collaudo ed accettazione, di liquidazione

 

Ciò ha determinato la crescita esorbitante dei costi per le attività esternalizzate e per i contratti stipulati con l'industria privata, a prezzi spesso superiori a quelli di mercato, in controtendenza rispetto ai presupposti di realizzare economie di gestione.

 

Le conseguenti ricadute delle contrazioni organiche, lo stato contingente di generale crisi produttiva nonché la mancanza di investimenti, seppur previsti ma in nessun momento acquisiti, hanno ingigantito questo circolo vizioso tanto da stimolare un progetto finalizzato alla vendita del patrimonio militare attraverso la costituzione di una Società per Azioni.

 

Contestualmente, viene avviato il Piano Brin che prevede l’esecuzione delle principali ed inderogabili attività necessarie all’adeguamento alle normative di sicurezza con una riduzione della superficie delle officine, una nuova ubicazione delle stesse nonché delle attività non strettamente produttive quali uffici, servizi e logistica.

 

Lo studio del Comitato per la Riconversione degli Arsenali della Marina Militare accerta un volume eccessivo di presenze nell’area amministrativa/supporto che accresce l’ammontare delle spese generali, con la proposta di avviare percorsi di riconversione professionale nella speranza di internalizzare alcune attività attualmente sviluppate dall’indotto.

 

La necessità dei percorsi di riconversione del personale si somma quindi all’esigenza dichiarata di una riduzione dell’organico generale del 30%, con la predisposizione anche di percorsi di assunzione di personale giovane con ipotesi di “rapporto a termine”.

 

Riteniamo necessario dare una svolta a questi eventi, un approccio di natura completamente diversa rispetto al passato, soprattutto non contraddittorio, un segnale di discontinuità che punti, attraverso una politica di investimenti mirata:

 

- ad accrescere il bagaglio professionale delle maestranze con un processo di formazione adeguato alle attuali esigenze tecnologiche;

-  al recupero delle lavorazioni appaltate all’esterno;

-  al rilancio dei settori produttivi diversificandone i campi di destinazione;

-  alla riconversione civile delle strutture.

 

La RdB Difesa è disponibile al confronto e a mettere in campo elementi volti al rilancio del ruolo produttivo degli Arsenali della Marina Militare con il mantenimento degli attuali livelli occupazionali, non lasciando nelle mani dei “sindacati di mestiere e di propaganda” la prospettiva di un futuro incerto.