La Difesa rinuncia a 40 caccia F35 e 40.000 militari. Previsto anche il taglio di personale civile.

Roma -

Nella conferenza stampa seguita al Consiglio dei Ministri, il Ministro della Difesa, ammiraglio Giampaolo Di Paola, ha confermato il varo di un progetto di riorganizzazione dello "strumento Difesa" e che il programma F-35 Jsf è stato rivisto come tutti gli altri programmi di investimento.

La rinuncia riguarderebbe 40 caccia F35.

I caccia acquistati passano da 131 a 90.

Tuttavia, il Ministro della Difesa ha confermato l'importanza del progamma F35, per la sicurezza che garantisce laddove le minacce sorgono e si consolidano, per uno strumento militare che sia in grado di operare assieme ai nostri alleati europei e atlantici, con investimenti e ritorni industriali rilevanti.

Non è però sceso nel dettaglio dell'intero progetto di riforma del Ministero della Difesa che sarà esposto mercoledì 15 febbraio quando riferirà alle Commissioni Difesa di Camera e Senato.

E' comunque noto il contenuto della riorganizzazione: l’esercito sarà ridotto di due brigate ed il personale militare ridimensionato da 190 mila a 151 mila persone.

Un taglio annunciato dal ministro Giampaolo Di Paola per il piano di riforme che il governo di Mario Monti illustrerà in Europa.

Un piano di revisione che però non toccherà l’Arma dei Carabinieri.

Lo spending review del ministro Di Paola punta a non aumentare nei prossimi anni i 14 miliardi di euro assegnati ogni anno alla Difesa.

L’obiettivo dell’ammiraglio è di ridistribuire le percentuali dei fondi assegnati.

Attualmente il 70 per cento è assegnato al personale, il 12 per cento all’esercito tra formazione, addestramento e mantenimento dei mezzi, il 18 per cento agli investimenti.

In questo modo sarà possibile adeguarsi agli standard europei del 50, 25 e 25 per cento.

Il nuovo programma di gestione dei fondi prevede la razionalizzazione o l’unificazione di comandi, enti e strutture legate alla logistica, alla formazione ed all’amministrazione specialmente dove queste sono analoghe tra esercito, Aeronautica e Marina.

Probabile revisione anche per Guardia di Finanza, Corpo forestale, Polizia, Carabinieri e Guardia Costiera con compiti analoghi sul fronte marittimo.

Tra gli esuberi della Difesa spuntano gli ufficiali: passeranno da 22.250 a 18.300.

I marescialli invece andranno da 25.415 a 18.200, i sergenti da 38.532 a 22.320 e la truppa da 103.803 a 92.180 unità.

Inoltre è stato ipotizzato un taglio anche per i colonnelli ed i generali di 400 persone in totale.

Quale sarà il destino del personale in esubero?

Si parla di passaggio ad altre amministrazioni, assunzioni nelle imprese che lavorano con la Difesa o di pensionamento anticipato, col 95 per cento dello stipendio.

I tagli riguarderanno anche il personale civile: l'ipotesi è una riduzione di 10.000 unità in tre anni con l’obiettivo di conseguire maggiore efficienza organizzativa ed operativa licenziando i lavoratori, senza incidere sul contenimento delle spese e non toccando gli sprechi e le tasche di chi permette tutto questo.

USB Difesa è contraria a queste scelte politiche che non tengono in considerazione lo spreco di denaro in continua crescita all'ombra della cosiddetta Difesa.

Servono qui e ora per salvare i nostri posti di lavoro.

Basta con le nostre vite strapazzate dalla crisi e dalle ingiustizie.