Lettera al Ministro della Difesa: proclamato lo stato di agitazione e la manifestazione dei lavoratori civili il 30 marzo ore 8:00 in Via XX Settembre

Roma -

Onorevole Ministro,

in occasione dell'incontro del 26 luglio 2006, avevamo avuto modo di apprezzare una disponibilità al dialogo ed un’impegno ad operare in concreto che ci avevano fatto sperare in una reale inversione di tendenza rispetto al passato.

            Anche il protocollo d'intesa sottoscritto il 29 novembre con il Sottosegretario Verzaschi, pur con i suoi limiti e conseguente alle pressioni di questa ed altre organizzazioni sindacali, sembrava un’ulteriore passo verso relazioni sindacali corrette e verso una operatività tesa a dare risposte concrete alle annose problematiche dell'A.D., in particolare della componente civile del Dicastero.

            Ma trascorsi diversi mesi in affaticanti incontri su vari tavoli di confronto e nonostante la sensibilità mostrata dal sottosegretario Verzaschi, dobbiamo purtroppo riscontrare, come e per l'ennesima volta, alle dichiarazioni d'intenti non corrispondano atti concreti e come il vertice politico di questa Amministrazione sia completamente ostaggio degli Stati Maggiori, a tal punto da non essere in grado di esercitare il proprio ruolo di indirizzo politico e di limitare lo stesso ad un opera di mediazione degli input che vengono dai vertici militari.

            Nel frattempo, non una delle numerose problematiche che le avevamo evidenziato in un circostanziato documento, ha trovato risposte soddisfacenti o è stata affrontata con la dovuta pragmaticità, anzi il contesto delle problematiche specifiche, se possibile si è ulteriormente aggravato, dequalificando ancor più l'azione dell'A.D. attraverso interventi di riorganizzazione contraddittori e privi di coordinamento fra loro e caratterizzati da prospettive e contenuti poco chiari.

           

Nello specifico ed in estrema sintesi:

Ristrutturazione dell'Area Logistica.

Il Comando Logistico ha chiarito come la ristrutturazione dell'Area comporterà la creazione di “serbatoi” dove collocare i dipendenti in esubero degli enti soppressi con false opportunità di lavoro ed aspettative di carriera.

I processi di riorganizzazione riguardanti le prospettive future dei Poli di Mantenimento e dei  Centri Tecnici in realtà produrranno l’esigenza di nuovi programmi di riordino.

 

Ristrutturazione degli Arsenali Militari.

L'imbarazzante ed inutile incontro informativo avvenuto il 31 gennaio sulla materia ha testimoniato la totale assenza di un progetto in grado di garantire prospettive condivisibili per gli arsenali. Non vorremmo che gli studi e gli orientamenti sulla ristrutturazione degli stessi, messi a punto dalla Marina e sottoposti ai vertici politici, passassero per il confronto con le rappresentanze sindacali solo a giochi fatti.

 

Riordino degli Organismi Sanitari Territoriali di Forza Armata.

Il riassetto della Sanità Militare continua ad essere uno degli argomenti al centro dell’attenzione e della discussione senza che la componente politica abbia emanato alcuno strumento legislativo di indirizzo e decisionale. Tuttavia gli Stati Maggiori, attraverso l’opera dei direttori degli enti, stanno intensificando le attività di riordino stravolgendo quanto fino ad ora normato e concordato.  

 

Questo testimonia il risultato fallimentare dei confronti in sede tecnica che, in teoria, dovevano ricercare  soluzioni alle istanze avanzate dai lavoratori e dalle organizzazioni sindacali, mentre in realtà si sono trasformati in una pantomima utile solo a salvare le apparenze. I punti 4 e 5 del protocollo d’intesa siglato il 29 novembre con il Sottosegretario Verzaschi sono stati disattesi e le decisioni prese senza un coinvolgimento “vero” delle forze sociali. 

 

Stabilimento di Pavia.

Tenendo conto di quanto esposto ed enunciato negli ultimi anni da U.G.G.E.A.T.I. e prendendo in esame  tutte  le  attività  in  svolgimento  e  le nuove di imminente avvio “documentabili” presso lo

Stabigemiles di Pavia, al fine di poter coniugare ed attivare procedure di assegnazione di “una missione”, è inderogabile la definizione di un progetto che risolva definitivamente questa proble- matica che, da quasi 10 anni, vede i lavoratori vivere in continua apprensione ed incertezza.

Questa struttura ancora funzionale, produttiva, professionalmente polifunzionale nella sua specificità, deve vedere una profonda rivisitazione del progetto di smantellamento come previsto dalla Tabella C del D.M. 20/01/1998  attuativa del D.Lgs. n. 459 del 28/11/1977

 

 

Agenzia Industrie Difesa

Le riorganizzazioni proposte dall’A.I.D., eludendo in qualche caso anche le tutele previste dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro vigente, con lo scopo dichiarato di migliorare la gestione delle risorse umane e l'eliminazione dell’eccessiva burocratizzazione degli Enti, hanno prodotto in realtà, attraverso un’interpretazione distorta e contraddittoria della norma, incertezza ed esasperazione tra i lavoratori.

Il preannunciato cambiamento e la tanto vantata “politica industriale” si manifestano nella cruda realtà, con iniziative puramente di facciata, senza essere finalizzate ad un miglioramento effettivo dell'efficienza degli Enti e al conseguimento di una gestione produttivamente ed economicamente vantaggiosa. Alcuni processi organizzativi hanno determinato un vero e proprio esodo di quadri dirigenziali ed intermedi senza le opportune sostituzioni, con un evidente deterioramento di una situazione già carente. L'esternalizzazione di alcuni servizi non ha prodotto nessun incremento dell'efficienza e, in ragione del rapporto costo/qualità, ne andrebbe valutato il recupero con l’affido al personale interno delle attività date all’esterno. Questa trasformazione ispirata ad una filosofia tesa alla concorrenza e alla competitività, si è concretizzata nei fatti solo sui risparmi ottenuti tagliando gli organici. Estremamente preoccupante è lo stato delle relazioni sindacali, segnate in questi anni da un atteggiamento da parte dei vertici dell'Agenzia arrogante, di rifiuto del confronto e teso ad esportare questo "modello" a tutti gli Enti dipendenti.

 

Riqualificazione

A parziale compensazione delle "dolorose ricadute" conseguenti al processo di ristrutturazione che negli ultimi anni ha completamente trasformato la struttura e le funzioni del Dicastero, era prevista la riqualificazione del personale civile a cui per decenni è stata negata ogni possibilità di progressione di carriera. Attualmente soltanto un’esigua percentuale di lavoratori è stata riqualificata sanando solo parzialmente situazioni di mansionismo diffuso.

Siamo quindi ben lontani da un processo di riqualificazione che dia a tutti la possibilità di progressione economica e giuridica, non come soluzione definitiva all’annoso problema del riconoscimento al diritto di carriera, ma come primo riconoscimento della maggiore professionalità e flessibilità richiesta ed ottenuta dai propri dipendenti.

Quanto sopra perché i percorsi formativi previsti, finanziati, è opportuno ricordarlo, con i soldi del FUA (ca.350 euro pro-capite), discriminano di fatto intere categorie di lavoratori attraverso un sistema di valutazione, in particolare dei titoli atti a formare le graduatorie, che non tiene in alcuna considerazione la realtà del Ministero.

Ciò determina e determinerà un vasto contenzioso che mette in discussione l'effettiva attuazione delle procedure. Ci risultano inoltre forti contrasti tra Civilscuoladife e Persociv in merito ai percorsi formativi, con il probabile slittamento degli stessi. Si evidenzia inoltre l’impossibilità di attivare procedure che consentano il transito tra le Aree, in quanto le uniche risorse economiche reperite sono quelle attinenti al FUA, con le quali non è possibile finanziare i passaggi.

Quanto sopra è particolarmente grave per i lavoratori dell’area A, che sono ancora una presenza consistente, e che si trovano in posizione di esubero senza che a breve sia prevista l'attivazione di un confronto tra le parti che costruisca un percorso in grado di garantire il superamento delle attuali rigidità contrattuali e reperire gli opportuni finanziamenti, per il passaggio di area. A tal proposito vogliamo evidenziare quanto previsto per il ministero dell'Interno e per i Beni Culturali dal DPCM 16/01/2007, con l'autorizzazione ai passaggi tra le aree per un cospicuo numero di dipendenti con risorse derivanti dalla finanza generale e conseguentemente alla rideterminazione degli organici.

 

 

Civilizzazione

Nel merito del processo di civilizzazione, siamo fermi alle generiche dichiarazioni d'intenti a cui non è seguito nessun atto concreto per dare soluzione ad una problematica annosa,  che eviden-

zia la contraddittorietà tra quanto nei documenti relativi alle linee guida di questa amministrazione si dichiara e quanto nella realtà avviene.

Nessun effettivo processo di civilizzazione sarà possibile attuare se non si trova soluzione al blocco del turn-over che in questi anni ha falcidiato gli organici effettivi, impedendo il necessario ricambio indispensabile per recuperare incarichi di natura amministrativa, di ricerca, di sperimentazione e di supporto. Inoltre le assunzioni effettuate in conseguenza delle procedure di riqualificazione, in particolare nella posizione economica C1, non hanno prodotto nulla di positivo poiché questo personale, capace e professionalmente preparato, è sotto utilizzato rispetto al profilo di appartenenza e non impiegato nelle funzioni che gli sono proprie. Tale fenomeno, per assurdo, si registra in particolare nell'area tecnico-aministrativa, in conseguenza ai problemi di natura tecnica che pretestuosamente non si vogliono superare, con grave danno per la funzionalità dell'amministrazione e con una progressiva occupazione dei posti di funzione di competenza del personale civile da parte di quello militare. Destano inoltre forte preoccupazione "le voci di corridoio" che parlano di proposte di revisione degli organici elaborati da SMD, fortemente penalizzanti per il personale civile.

Riteniamo non più rinviabili impegni concreti, iniziando dal superamento delle tabelle di equiparazione funzionale previste dal D.L.18/04/2002 affinché la civilizzazione segni passi concreti decisi verso la sua attuazione, poiché passaggio obbligato del processo di ristrutturazione ancora in corso, ed indispensabile per ridare dignità e prospettive di carriera al personale civile.

 

Esternalizzazioni

Assistiamo ad una ristrutturazione complessiva delle tre forze armate che mira esclusivamente ad emarginare anche “logisticamente” il personale civile, per rendere l’amministrazione Difesa più leggera strutturalmente e continuare a garantire attraverso le esternalizzazioni gli enormi interessi dell'industria privata ed un più rapido processo di militarizzazione.

Questo processo è garantito dall’incremento degli organici dei “posti garantiti” per il personale militare. E’ bizzarro che a distanza di 9 anni dal "progetto di ristrutturazione” firmato Andreatta, l’Amministrazione e gran parte delle OO.SS. che quel progetto hanno condiviso, pur riconoscendo che tale ristrutturazione non ha prodotto quanto sperato, continuino ad imputare questo fallimento ad una non compiuta applicazione dello stesso. Negli anni i costi di quella ristrutturazione sono stati pagati totalmente ed esclusivamente dal personale civile attraverso contrazioni organiche, esuberi, mobilità e passaggi in AID, svendita del patrimonio immobiliare ed allargamento della presenza NATO sul territorio nazionale. Nel settore dell'area tecnico-operativa inoltre vivono una situazione di particolare sofferenza le squadre a contatto, presenti su tutto il territorio nazionale e formate da personale specializzato, che per effetto della soppressione dei fondi riguardanti le missioni per il personale civile (finanziaria 2006) vedono ridotta di molto la loro attività.

 

Incremento FUA

Mentre ai dipendenti del Ministero dell'Interno e degli Esteri l'ultima legge finanziaria art.1 commi 550 e 557 ha incrementato il FUA, nulla al momento risulta per i lavoratori civili della Difesa, nonostante gli impegni presi nel merito. Ancora più beffarda si fa la cosa se si prende in considerazione il fatto che i citati aumenti sono stati giustificati con compiti connessi alle missioni umanitarie, e se si confronta ciò con quelli che sono i compiti istituzionali del nostro dicastero. E' conseguente la deduzione che il peso politico dei nostri vertici politici, quando si tratta di personale civile, è vicino allo zero.

 

In considerazione della gravità di quanto sopra esposto proclamiamo lo stato di agitazione dei lavoratori civili della difesa preludio a più incisive e concrete forme di mobilitazione, a partire dal presidio convocato da questa O.S. il giorno 30 marzo sotto il Suo Dicastero in contemporanea con lo sciopero generale del pubblico impiego.