NESSUN RISPARMIO MA SOLO TAGLI

Roma -

Dalle dichiarazioni dei Ministri Damiano e Nicolais sulla fusione di Inps e Inpdap (apparse nei comunicati stampa e nei giornali degli ultimi giorni) emerge, chiaramente, che la priorità del Governo per la prossima finanziaria è quella di intervenire pesantemente sul sistema pensionistico.
Del tutto ingiustificate appaiono le motivazioni di una maggior efficienza e di una riduzione dei costi portate a supporto della fusione.

Perchè?

  • non viene fatto nessun accenno all’assorbimento delle decine di Enti previdenziali minori che fanno lievitare i costi con organismi di gestione e controllo (profumatamente pagati) di nomina politica e sindacale e, quindi, intoccabili;
  • il nuovo SUPER ENTE dovrà, necessariamente, integrare i due sistemi informatici di "gestione" e "database" che utilizzano linguaggi non compatibili tra loro costati cifre esorbitanti. Per fare questo, si dovrà dotare di nuovi apparati tecnologici, i cui costi supererebbero di gran lunga i supposti risparmi;
  • la stessa struttura organizzativa dei due Enti dovrà essere riformulata generando, oltre ad ulteriori costi, il rischio di far saltare quel poco di buono che, con grande difficoltà, si è appena raggiunto in termini di tempestività delle prestazioni, come, per esempio, il superamento delle pensioni provvisorie;
  • sul versante del personale la strada per ottenere i risparmi previsti è quella di sempre: riduzione degli organici presenti, oggi, nei due Enti mediante processi di mobilità o, come qualcuno ha già ipotizzato, attraverso prepensionamenti che comporterebbero ulteriori costi.

Le compiacenti dichiarazioni e qualche piccolo ripensamento di CGIL, CISL e UIL al progetto di fusione non sorprendono affatto.

Il SUPER ENTE si troverebbe, infatti, a gestire una massa finanziaria cosi rilevante da costituire un vero "potere forte" e, non è un caso, che insieme ai supposti risparmi si discuta del rientro di Cgil, Cisl e Uil nei posti di comando dei nuovi organi si gestione.

L'ipotesi di fusione INPS-INPDAP, unitamente alla presunta ristrutturazione della P.A. lanciata dal ministro TPS, non è che un ulteriore tassello del progetto di smantellamento del servizio pubblico e delle tutele sociali.

Un progetto portato avanti dai governi degli ultimi 15 anni e al quale la RdB/CUB Pubblico Impiego risponderà con la mobilitazione dei lavoratori fino allo sciopero generale contro la Finanziaria.