Pavia: gli operai dello Stabilimento del Genio Militare bloccano i Tir.

Pavia -

Quando il senso di produttività/efficienza della pubblica Amministrazione  “viene calpestato”

L’ultimo baluardo della Pavia Industriale, l’Arsenale Militare, che fino a 10 anni fa era un via vai di mezzi militari e attrezzature del Genio da riparare, con all’interno più di 400 persone quasi tutti civili,

(falegnami, meccanici motoristi, carrozzieri coloritori, idraulici ed elettricisti) in grado di fare praticamente tutto, nel 1998 arriva il decreto di dismissione, a Roma qualcuno a deciso forse in modo affrettato che Pavia non serviva più.

 

Da allora si è iniziata una paradossale situazione che va avanti da 10 anni, niente fondi, niente investimenti e neppure risposte dai Governi e vari Ministri alle svariate progettualità intraprese a livello locale dalle maestranze civili e militari dell’Ente.

 

Eppure ancora oggi, i 260 dipendenti rimasti non si sono ancora arresi, con una encomiabile logica del fare, si sono cercati nelle pieghe dell’Esercito, lavorazioni dalle missioni all’estero Afganistan, Irak, ecc.

andando a prendere mezzi e attrezzature da riparare.

 

Ma questa nuova competenza iniziata nel 2004, con beneplacito del Ministero, ha portato con sé tutta la difficoltà burocratica di un Ente Ministeriale che opera in modo non ufficiale.

 

Praticamente in assenza di una missione definita data dagli Stati Maggiori, si è lavorato con i fondi dei Reparti Operativi, che nonostante ciò, hanno trovano in Pavia, lo strumento di risoluzione ideale sia in termini di efficentamento che di economicità delle proprie problematiche.

 

Proprio in questo tipo di “documentata operatività” Pavia si era ritagliata e creata in questi anni una fetta di importante riferimento nonché di consolidata e crescente richiesta da parte dei citati Reparti Operativi.

 

Ma tutto ciò e nonostante i numerosi appelli, anche dalle autorità pavesi nel corso di questi lunghi anni, niente è cambiato da allora, anzi, proprio in questi ultimi mesi arrivano dal Ministero le intenzioni di indirizzare tutte le lavorazioni, comprese quelle giacenti all’interno dell’ Ente pavese oggi ferme per mancanza di fondi, verso ditte private.

 

Dunque, non è difficile immaginare che siamo alle solite manovre, sarà per la volontà di altri, sarà per scelte sbagliate e/o occulte, che a pagare saranno ancora i soli dipendenti civili dell’ Arsenale di Pavia.

 

Vogliamo quindi insistere nel chiamare questi dipendenti Fannulloni ? Certo che no !!

 

Ora basta, se questi lavoratori non potranno più lavorare per volontà altrui, si mobiliteranno senza esitazione per far naufragare l’operazione poco chiara di ri-trasportare mezzi ed attrezzature da Pavia verso altri e ben noti nidi con prevedibile copertura di “tanti soldi freschi certamente disponibili” in favore di privati, come sempre profumatamente rimborsati da denaro pubblico.

 

Questa O.S. nell’annunciare che da Settembre la mobilitazione ripartirà capillarmente sino a quando non sarà data una risposta dall’Amministrazione a questa tormentata vicenda, alleghiamo una prima documentata agitazione operata in questi giorni, che avrà certamente seguito e lo scopo di bloccare sul nascere l’operazione stessa, già iniziata alla chetichella dalla Amministrazione Difesa.