Quale rinnovamento deve aspettarsi il personale dell'Arsenale Militare di Taranto?

Taranto -

Apprendiamo dagli organi di stampa locali che riguardo alle sorti dell’Arsenale di Taranto, rispondendo al parlamentare locale del PD, On. Vico , il governo assicura l’utilizzo dei fondi, ammodernamenti e dismissioni delle aree non più considerate strategiche dalla Marina Militare.

Le storie degli ultimi dieci anni sono piene di Ordini del giorno dei governi di turno che rassicurano sulla sorte dell’arsenale, si procede lungo una sinusoide che ha apici quando i lavoratori e l’intera città  si mobilitano e manifestano a difesa del proprio principale insediamento produttivo pubblico per poi precipitare nell’insipienza di una coda di banali rassicurazioni utili solo a proseguire per la propria strada tenendo a bada le legittime rivendicazioni che partono dalla base.

Questa volta la vicenda si ammanta di un ulteriore aspetto oscuro in merito ad un presunto “rinnovamento delle politiche per l’ammodernamento, le infrastrutture e il personale…” quale rinnovamento attende il personale?

Quali sono le intenzioni di questo governo visto che, per sua stessa ammissione, i progetti del precedente esecutivo sono stati azzerati e ci ritroviamo all’anno zero?

E, se questo aspetto conserva tutto il suo carico di fortissime preoccupazioni per i pubblici dipendenti, cosa dire su come sono stati trattati i lavoratori dell’appalto arsenale in scadenza di cassa integrazione in deroga; cosa si è preparato per questi padri di famiglia i quali hanno animato a lungo da soli una dura vertenza che ha il sapore della lotta per la sopravvivenza – a poche centinaia di euro al mese?

 

Ma dove finalmente cade la maschera lasciando trasparire un futuro fosco per l’intera città è quando si sceglie, sicuramente a ragion veduta, di sostituire il termine “dismissione” delle aree non più utili con quello molto più descrittivo di “permuta” delle medesime aree!

 

Per quello che ci riguarda abbiamo ben chiaro quali guasti si possono compiere “permutando” un bene pubblico in cambio di un piatto di lenticchie: la storia d’Italia è zeppa di illuminanti esempi in merito.

Invitiamo tutti, in definitiva, a deporre i toni trionfalistici e a tenere alta la guardia con la consapevolezza che sarà necessario continuare a lottare per difendere il nostro territorio dalle mani rapaci della speculazione per riconsegnarlo, come è sacrosanto dopo cento anni di espropriazione di una parte importante della nostra città che ha condizionato uno sviluppo urbanistico orfano degli affacci a mare occupati dalla Marina, ad una fruibilità piena della cittadinanza, ad attività sociali e di sviluppo sostenibile.

 

Noi per primi abbiamo chiesto ufficialmente che gli spazi non più utili alla Marina fossero liberati – finalmente -  da una servitù militare centenaria che non ha più ragione di essere, che fossero ceduti al Comune in comodato gratuito per un congruo numero di anni contro l’impegno dell’Ente pubblico di destinarli ad un polo di formazione verso i nostri giovani svantaggiati utilizzando, quali insegnanti, i nostri operai depositari di una professionalità “pratica” di prim’ordine con una esperienza pluridecennale da mettere al servizio del territorio: “professori con i calli alle mani” li abbiamo chiamati.

 

Quanto sopra espresso ha contribuito a costituire una piattaforma integrativa di quella unitaria che abbiamo ufficialmente consegnato al governo su di un tavolo nazionale insieme a molte altre proposte assolutamente fattibili, convenienti per il territorio e la Forza Armata e rispettose dell’ambiente.

 

Ed è su tutto questo che abbiamo programmato per i prossimi giorni una iniziativa pubblica nel corso della quale articolare in modo puntuale i contenuti della proposta all’intera cittadinanza che provvederemo a pubblicizzare nei prossimi giorni.

 

 

Abbiamo diritto ad un futuro migliore, ne hanno diritto i nostri figli.

 

RdB/CUB  Marinarsen Taranto