Responsabilità: interpretazione autentica.

Roma -

L’applicazione della legge 150, nella parte riguardante le sanzioni disciplinari, ha demandato, per motivi non gravi, il potere sanzionatorio al dirigente.

 

Nella nostra realta’ lavorativa, ne scaturisce e si registra un improvviso aumento degli accertamenti sanzionatori nei confronti del personale civile.

Questa azione e’ risultata in qualche caso strumentale, avviata per fini diversi dal semplice accertamento della violazione; ne e’ esempio evidente l’iniziativa rivolta nei confronti di rappresentanti di questa organizzazione per un uso intimidatorio dello strumento sanzionatorio come deterrente di iniziative volte a far emergere gestioni clientelari, non trasparenti e moralmente inaccettabili.

 

L’idea di responsabilizzazione alla base della nuova normativa di riforma della Pubblica Amministrazione concentra tutto il potere nelle mani di un singolo che diviene “artefice, arbitro e carnefice”.

 

Si pensi, per esempio, alla parte della normativa riguardante la valutazione meritocratica del personale con l’inserimento e/o l’esclusione di personale “non gradito” dalle fasce di produttivita’ e la conseguente eliminazione dalla realta’ lavorativa in caso di reiterato giudizio negativo.

 

Risulta del tutto evidente il rischio, in mancanza di correttivi adeguati, che la meritocrazia sia solo la facciata dietro la quale si nasconde una discriminazione selvaggia.

 

Quindi, tutto il processo e’ caratterizzato unicamente dall’aspetto repressivo, anti democratico, discriminatorio e non, invece, improntato all’evoluzione ed all’elevazione del bagaglio culturale e professionale del personale.

 

Tant’e’ che in una situazione economica di profonda crisi, disastrata nei conti pubblici, i finanziamenti vengono finalizzati ad uso e consumo di “pochi eletti”.

 

L’enorme divario in termini economici, per esempio, tra personale civile e personale militare, ne e’ l’evidente assioma.

 

Per contro, le esigue se non irrisorie risorse economiche che servirebbero ad avviare iniziative volte a qualificare il personale civile vengono usate in maniera discriminatoria, ambigua e conflittuale tra lo stesso personale civile.

 

Non dobbiamo più permetterlo.