Revisione dello strumento militare: la Commissione Difesa del Senato approva.

Roma -

La Commissione Difesa del Senato ha approvato in data 17 ottobre il disegno di legge sulla revisione dello strumento militare.

Lo rende noto un comunicato della Commissione nel quale si ricorda che l'esame proseguira' in Aula.

Il Disegno di legge sulla revisione dello strumento militare, si legge nella nota, impegna il Governo ad adottare, entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della legge, un nuovo assetto strutturale ed organizzativo del ministero della Difesa con particolare riferimento allo strumento militare.

Ribadiamo la nostra ''totale contrarietà'' nei confronti del disegno di legge che non sembra configurare alcun risparmio effettivo, limitandosi a spostare risorse da un capitolo di spesa all'altro e dal personale agli investimenti. 

 

Inoltre, laddove le modalità di intervento sul personale -civile e militare- sono puntualmente specificate, nulla viene detto in ordine agli investimenti nei sistemi d'arma (dove il budget previsto sarebbe già stato ampiamente superato), dando luogo a preoccupanti eccessi nella delega legislativa.

Il Disegno di Legge è passato una velocità insolita, mai verificatasi neanche nei periodi di emergenza anche di carattere della sicurezza.

Le forze che sostengono il Governo Monti hanno così obbedito senza tante storie alle indicazioni dei leader di partito, indicazioni chiare che bisognava approvare in fretta e senza discutere.

Un governo cosiddetto tecnico, sostenuto dalle stesse forze politiche che ci hanno portato sull’orlo del fallimento, non avrebbe avuto altra possibilità che fare il lavoro sporco, un lavoro talmente sporco che nemmeno i politici avrebbero voluto fare.

Il Ministro della Difesa Di Paola è un tecnico non tanto perché è militare di lungo corso e perché ha ricoperto tutti gli incarichi di vertice delle forze armate italiane e quelle della stessa Nato, ma perché è particolarmente legato alla concezione strategica americana, è legato agli interessi degli economisti, banchieri, industriali e della casta militare che ha concentrato la propria cura per salvaguardare il proprio mondo.

Non si sa bene contro quale avversario potenziale debba essere rivolta questa forza e soprattutto non si sa bene perché nella Nato e in Europa debba ancora prevalere quel senso di avere forze armate pesanti se non per soddisfare appetiti industriali e le velleità delle gerarchie nazionali.

Abbiamo veramente bisogno di questa riforma dello strumento militare?