Riforma dello strumento militare: interessi di economisti, banchieri e casta militare.

Roma -

Il Disegno di Legge presentato dal Ministro della Difesa Di Paola in Parlamento vorrebbe che il Ministero ricevesse una delega per effettuare delle riforme alla struttura militare.

La riforma dovrebbe svilupparsi nel giro dei prossimi 12 anni, entro il 2024 ma la cosa è indicativa.

Questo progetto non è collegato alla spending review che nel frattempo è andata avanti, ma dovrebbe essere impostato su quei criteri di rigore, equità, sviluppo ribaditi dal Governo.

Il Disegno di Legge è già passato in Commissione al Senato a una velocità insolita, mai verificatasi neanche nei periodi di emergenza anche di carattere della sicurezza.

Le forze che sostengono il Governo Monti hanno così obbedito senza tante storie alle indicazioni dei leader di partito, indicazioni chiare che bisognava approvare in fretta e senza discutere.

Un governo cosiddetto tecnico, sostenuto dalle stesse forze politiche che ci hanno portato sull’orlo del fallimento, non avrebbe avuto altra possibilità che fare il lavoro sporco, un lavoro talmente sporco che nemmeno i politici avrebbero voluto fare.

Il Ministro della Difesa Di Paola, che ha guidato il Comitato Militare della Nato e ha fatto di tutto per impedire qualsiasi integrazione militare europea, è un tecnico non tanto perché è militare di lungo corso e perché ha ricoperto tutti gli incarichi di vertice delle forze armate italiane e quelle della stessa Nato, ma perché è particolarmente legato alla concezione strategica americana, è legato agli interessi degli economisti, banchieri, industriali e della casta militare che ha concentrato la propria cura per salvaguardare il proprio mondo.

L’Italia spende già troppo per le sue esigenze di difesa, ed in merito all’acquisto degli F35 - 90 aeroplani in 10 anni per un costo di circa 15 miliardi di euro - significa che mette in piedi una capacità operativa che non avevamo neanche durante la guerra fredda.

Non si sa bene contro quale avversario potenziale debba essere rivolta questa forza e soprattutto non si sa bene perché nella Nato e in Europa debba ancora prevalere quel senso di avere forze armate pesanti, hard e separate se non per soddisfare appetiti industriali e le velleità delle gerarchie nazionali.

Ogni paese europeo ha una forza armata, una marina, un esercito e un'aviazione.

In Europa abbiamo 27 nazioni, 27 eserciti, 1.880.000 soldati in servizio attivo, abbiamo più navi degli americani, più aerei da combattimento degli americani, molti più di quelli dei russi.

Abbiamo bisogno di tutti questi armamenti e della riforma dello strumento militare?