S.M.M.T. di Baiano di Spoleto: sul fallimento dell'Agenzia Industrie Difesa.
l 1° agosto u.s. a Roma, in Commissione Difesa, si è tenuta l’audizione del Sottosegratrio G.L. Forcieri sulle “problematiche relative agli arsenali militari e agli stabilimenti a carattere tecnico-industriale della Difesa”.
In quella sede il Sottosegretario Forcieri ha illustrato alla IV Commissione l’esito dello studio del “gruppo di lavoro interforze”, dallo stesso presieduto, che ha analizzato l’attuale situazione dell’Area Industriale della Difesa ad un decennio dalla “riforma Andreatta” e ha predisposto nuovi progetti di ristrutturazione.
Sostanzialmente lo studio considera la “riforma Andreatta”, e con essa l’AID (Agenzia Industrie Difesa), decisamente naufragata. L’obiettivo principale della riforma, partita nel 1997, della economicità ed efficienza degli Enti non è stato centrato: le infrastrutture hanno raggiunto un pericolosissimo stato di degrado; gli organici non sono stati completati né quantitativamente né qualitativamente con gravi ripercussioni sulla salvaguardia delle conoscenze tecniche; i costi delle esternalizzazioni sono insostenibili; l’inadeguatezza dei Direttori degli Enti e il taglio delle risorse economiche hanno aggravato la situazione degli Stabilimenti Industriali della Difesa.
Sulla individuazione delle responsabilità, lo studio in questione ammette che queste vanno distribuite fra più soggetti, ma la causa maggiore a determinare l’attuale crisi è stata sicuramente la filosofia della politica dei tagli senza alcun progetto coerente.
Riguardo ai rimedi, il Sottosegretario Forcieri ha precisato che la soluzione prevalsa per gli Enti strategici (Tab. A e Tab. B) e dipendenti dal Ministero della Difesa è la costituzione di un Ente Pubblico Economico (E.P.E.), con successiva costituzione di una S.p.A.
Distinta, non ancora ben individuata, è la sorte degli Enti della Tab. C e dipendenti dell’AID, come lo SMMT di Baiano.
Lo studio del gruppo di lavoro della Difesa considera l’Istituto dell’Agenzia non idoneo a gestire attività a carattere industriale, ma puramente di carattere amministrativo, come l’Agenzia delle Entrate e l’Agenzia del Demanio. Nell’enunciare poi il mancato perseguimento dei vari obiettivi da parte dell’A.I.D., e nel ribadire che è stato un esperimento che “non ha funzionato”, e quindi “da non riproporre”, non viene definita la soluzione per i nove Enti che ne fanno parte, ma tra le varie eventualità c’è anche la immediata cessione di Enti all’Industria privata.
Quindi se dall’analisi risulta che in diversi punti c’è una coincidenza con quanto le RdB hanno da tempo denunciato nei vari Enti, i nuovi processi di ristrutturazione (anche se forti sono state le rassicurazioni del sottosegretario a non privatizzare l’Area Industriale delle Difesa), a parere della RdB, porteranno al definitivo smantellamento degli stabilimenti e alla perdita del controllo pubblico sugli armamenti.
Soprattutto, l’indeterminatezza e la possibile cessione dello SMMT ai privati sta allarmando molto i lavoratori. Ad aggravare la situazione dello stabilimento spoletino è intervenuta anche l’esplosione nel 2005 di manufatti prodotti dall’industria privata che, se da una parte fortunatamente (perché di domenica) non ha provocato danni ai lavoratori e agli alunni della scuola interessata, dall’altra ha distrutto buona parte degli impianti. Tutt’ora la ricostruzione non è stata terminata e di ciò dovrà essere tenuto conto. Come non può non essere considerato il gran merito dell’ Ente, riconosciuto a livello internazionale, per aver distrutto in completa sicurezza 4 milioni delle micidiali mine antiuomo.
Certo, non è affatto consolante constatare che le deduzioni (non difficili), di dieci anni fa da parte della RdB, vengono poi riscontrate da una Commissione della Difesa: avere avuto ragione o recriminare non conserva il maggior sito industriale di Spoleto.
La O.S. scrivente tiene solo a far rilevare alle Istituzioni Locali e alle OO.SS. Confederali che bene avrebbero fatto a lavorare al fianco del “Comitato dei Lavoratori” (a cui aveva aderito l’80% dei lavoratori), caparbiamente contrario alla riforma Andreatta e all’Agenzia che hanno fortemente penalizzato lo SMMT.
Si auspica che tale vicenda abbia, perlomeno, insegnato qualcosa per ottenere, con la nuova riorganizzazione, la salvaguardia dei posti di lavoro, dell’Ente e per evitare che attività così delicate e pericolose siano soggette alle leggi del mercato e del profitto.