Stabilimento del Genio di Pavia: la routine consolidata delle Organizzazioni Sindacali.

Roma -

Vivere la stessa rappresentazione che si ripete negli anni, senza mai cambiare, senza modificare il suo epilogo, è la routine consolidata di Organizzazioni Sindacali che non hanno più nulla da proporre ai lavoratori.

 

Deferenza e passività generalizzata, figlie di indolenza e presunzione, hanno permesso un cambiamento culturale così negativo nella testa delle persone da farle abituare a tutto, anche alla chiusura del proprio posto di lavoro.

 

Con questi presupposti, assisteremo a breve all’assalto “dei migliori posti” messi in palio nella lotteria dei re-impieghi che avrà come registi la solita combriccola di alleati.

 

Lavoratori costantemente minacciati e impauriti da eventi così contingenti da costringerli sempre più spesso ad abbassare la testa e a fare della sofferenza un’abitudine.

 

Conosciamo la fine di quel film perchè è la stessa che si ripete da anni.

 

Noi delle Rappresentanze di Base non accettiamo tutto questo.

Non fa parte di noi.

Crediamo nell'unità dei lavoratori per ottenere congiuntamente tutti i risultati possibili, contro politiche fratricide di quelle OO.SS. che non brillano per chiareza, correttezza e capacità di elaborazione e che non hanno mai dato risposte adeguate alle aspettative dei lavoro e di vita dei dipendenti civili della difesa.

 

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Al Ministro della Difesa

On. Ignazio LA RUSSA

e per conoscenza

Al Sottosegretario di Stato alla Difesa

On. Giuseppe COSSIGA

Sottosegretario di Stato alla Difesa

Guido CROSETTO

 

 

La scrivente O.S., in relazione all’incontro tenutosi il 1.12.2008 con il Sottosegretario di Stato On.Cossiga nel quale, di fatto, ha comunicato la chiusura dello Stabilimento Militare di Pavia, ritiene insufficienti, riduttive, superficiali e fin troppo sbrigative le motivazioni a supporto di tale gravissima decisione.

Ci troviamo di fronte ad un esemplare processo di “anemizzazione”, maturato sulla pelle dei lavoratori, il cui obiettivo, programmato da decenni, è stato pienamente raggiunto. Si sono strumentalmente costruite le condizione per poter arrivare alla incontrovertibile risultanza di dover dichiarare antieconomico e non più strategicamente utile lo stabilimento di Pavia.

Tuttavia, riteniamo di dover puntualizzare alcune questioni:

·        sono trascorsi oltre dieci anni dal famoso decreto che inseriva lo Stabilimento del Genio di Pavia in tabella C;

·        le maestranze hanno continuato a produrre e quindi ad essere utili alla funzionalità di mezzi e materiali della Forza Armata;

·        gli investimenti per il mantenimento degli immobili e per l’adeguamento degli stessi sono andati progressivamente a diminuire fino ad essere azzerati;

·        le assegnazioni, per il funzionamento dei reparti e l’approvvigionamento dei materiali di ricambio e di consumo necessari per manutenzione e riparazione dei mezzi e materiali, sono state del tutto inadeguate costringendo spesso a richiedere l’intervento economico degli enti e reparti committenti;

·        non si è avviato alcun processo di formazione del personale tecnico necessario, spesso non utilizzando quello presente e dequalificandolo;

·        sono state appaltate lavorazioni e manutenzioni per centinaia di migliaia d’euro che potevano essere svolte all’interno dello stabilimento;

·        le attività svolte all’interno dello stabilimento hanno dimostrato, pur nelle difficoltà sopraesposte, l’elevato livello di professionalità, responsabilità ed efficienza dell’unità produttiva di Pavia - a tale proposito Le alleghiamo un elenco di attività svolte negli ultimi anni -;

·        in relazione all'affermazione del non positivo rapporto costo/efficacia esposto nell’ultima riunione, ci preme riaffermare che:

o      l’analisi della situazione da un punto di vista puramente contabile è insufficiente a determinare una completa e complessa valutazione economica;

o      è mancata la possibilità di verificare con criteri diversi le cifre rappresentateci;

o      non è stata prospettata alcuna valutazione in merito alla possibilità di trasformare tale stabilimento in ente “operativo” interforze;

 

Riteniamo inoltre che non sono stati attentamente valutati alcuni aspetti di carattere socio-economico, quali:

·        la reinternalizzazione delle attività, che oltre a produrre minori costi e una maggiore razionalizzazione delle risorse dell’Amministrazione, risulterebbe coerente con gli impegni assunti dai governi che si sono succeduti, ma spesso poco praticati;

·        la conservazione delle attività lavorative permetterebbe il mantenimento di un’economia “pavese”, derivante da attività dell’indotto produttivo legato alla presenza dello stabilimento;

·        la crisi economica che il nostro paese attraversa e i cui effetti negativi dovranno ancora manifestarsi nella loro eccezionale gravità, porterà in questa zona ulteriori elementi di crisi anche sociale;

·        trasformare dipendenti non più giovani in ulteriori 200 pendolari, determinerà la diminuzione delle loro già scarse risorse economiche disponibili e un cambiamento delle abitudini e attività sociali.

 

In conclusione, riteniamo opportuno un ulteriore approfondimento da parte Sua sulla opportunità della definitiva chiusura dello Stabilimento ed un successivo incontro in cui gli aspetti da noi evidenziati possano trovare un momento di approfondito e proficuo confronto.

Riteniamo utile ogni contributo proveniente dal nutrito panorama politico istituzionale del territorio pavese, propedeutico allo sviluppo e riqualificazione dello stesso in termini di opportunità sostenibili.