Tutto sulle spalle dei lavoratori!! Le inconsistenti progressioni di carriera, la decurtazione del salario accessorio, i ridicoli rinnovi contrattuali e lo smantellamento della Pubblica Amministrazione.

Roma -

Piani industriali, leggi e decreti, uniti al tam-tam mediatico sulla “fannulloneria” dei dipendenti pubblici, vogliono trasformare la macchina pubblica in una sorta di residuato bellico sempre più svuotato di funzioni e di ruolo. Al pubblico si sostituisce il privato che, con mani avide, attraverso le privatizzazioni e le esternalizzazioni, si affretta a sostituire lo Stato, speculando su diritti che dovrebbero essere costituzionalmente garantiti.

 

Sanità, scuola, previdenza... diventano i terreni dove il pubblico arretra sempre più per lasciare campo libero al profitto che non si coniuga con la necessità di garantire servizi adeguati a tutti.

 

Nel silenzio più assoluto di Cgil, Cisl e Uil, che già si erano adoperati nel 2007 per la stesura del famigerato Memorandum, è stato varato il decreto legislativo d’attuazione della legge 4 marzo 2009 n.15 in materia di ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico e d’efficienza e trasparenza delle pubbliche amministrazioni, per attuare la riforma/vendita della Pubblica Amministrazione.

Una vera e propria rivoluzione che introduce pesanti ripercussioni nel mondo del lavoro pubblico. Meritocrazia direttamente collegata agli incentivi ed alla carriera, inasprimento del codice disciplinare con possibilità di licenziamento dopo un biennio di valutazione negativa, blocco delle progressioni di carriera.

 

Una dirigenza relegata a ruolo di guardiano dei dipendenti con potere decisionale su salario e passaggi di livello del personale. Brunetta sottrae materie importanti di contrattazione come l’organizzazione del lavoro alle RSU. Altra perla è la definizione del nuovo assetto dei comparti che si ridurranno drasticamente con l’accorpamento di interi “pezzi” del pubblico impiego in maniera del tutto funzionale ad un modello che ha tra i suoi pilastri federalismo da un lato e monopolio di Cgil, Cisl e Uil dall’altro.

 

Oggi troviamo una Pubblica Amministrazione dove il personale, per effetto del blocco del turn-over e per effetto dei tagli agli organici, è sempre meno. Invece del dipendente fannullone tanto caro ad una stampa superficiale ed asservita, ci troviamo di fronte a lavoratori quotidianamente alle prese con un aumento dei carichi di lavoro, con un’ organizzazione del lavoro praticamente inesistente, con una dirigenza lottizzata, politicamente e sindacalmente incapace di svolgere adeguatamente il suo ruolo.

L’idea dei governi Prodi/Berlusconi è che i beni pubblici vadano venduti per renderli produttivi e garantire la concorrenza.

 

Sebbene si siano vendute:

-le poste

-le autostrade

-le ferrovie

-l’Alitalia

-i debiti delle amministrazioni locali (con la finanza creativa)

-i beni del demanio

-i servizi di gestione della distribuzione dell’acqua, dell’energia elettrica, del gas, dei telefoni, delle assicurazioni, della previdenza, etc etc,


qualcuno ha notato miglioramenti nei conti dello Stato?


Il debito pubblico italiano, rimasto stazionario fino al 2005, è esploso a partire dal 2007 arrivando nel 2008 a 1600 miliardi di euro, aumentando nel 2009 verso i 1800 miliardi di euro.

Si è passati in maniera evidente dal monopolio pubblico ai cartelli dei privati: i cosiddetti “furbetti del quartierino”, i soli noti, gli “amici di Papi”.

Ora tocca al Ministero della Difesa.

Il progetto di razionalizzazione, valorizzazione e dismissione del vasto patrimonio immobiliare della Difesa interesserà le installazioni di più rilevante valore commerciale, quelle cioè che sono in grado di offrire un ventaglio di maggiori possibilità d’investimento, singoli edifici di particolare pregio architettonico o grandi strutture, quali comandi e caserme, che si trovano ormai inglobati nel centro cittadino o, comunque, nel tessuto urbano delle più importanti città d'Italia quali Roma, Milano, Torino, Venezia, Padova, Firenze, Bologna, La Spezia e Taranto.

 

La gestione dei dipendenti avverrà con strumenti contrattuali di natura privata e la ricaduta occupazionale sarà pesantissima.

 

Per fare tutto questo, con criteri che siano quanto più vicini alla realtà ed alle esigenze degli operatori del mercato dell'immobile, sia nazionale che internazionale, è in discussione parlamentare il ddl.1373 per la costituzione della Società Difesa Servizi S.p.A. che, in un'ottica prettamente imprenditoriale, consentirà di snellire le procedure attualmente in vigore in materia di compravendita, permuta e impiego industriale delle aree di interesse per la produzione di energia.

 

Tutto questo avviene nel silenzio più assoluto e nella completa indifferenza dell’opinione pubblica e delle Organizzazione Sindacali, con comportamenti che nulla di buono lasciano sperare ai dipendenti della Difesa e alla collettività nel suo complesso.

 

Gli stessi che hanno portato ad accettare supinamente una ristrutturazione del Ministero che ha portato più di 1200 colleghi ad uscire dai ruoli della Difesa e far parte di quel “carrozzone” denominato Agenzia Industrie Difesa, con un contratto di natura privatistico, un peggioramento della condizioni lavorative e una netta riduzione dei diritti a fronte di vane promesse di produttività e incremento della retribuzione.

 

Il sindacato, un certo modo di fare “sindacato”, ha contribuito e favorito la precedente ristrutturazione (Andreatta) e continuerà anche in questa occasione a spianare la strada a questa scellerata “gestione e valorizzazione” delle attività del Ministero della Difesa, sacrificando posti di lavoro e linee di produzione per una millantata crescita occupazionale e salariale nel privato.

 

Tutto sulle spalle dei lavoratori, mentre gli attori di questa tragedia continuano a vendere il nostro futuro e a fare interessi miliardari.

 

A noi restano le inconsistenti progressioni di carriera, la decurtazione del salario accessorio e i ridicoli rinnovi contrattuali, frutto dell’impegno dei sindacati concertativi che sono riusciti ad azzerare 100 anni di conquiste per il lavoro in 10 anni di concertazione.

LO SCIOPERO RIMANE UNO STRUMENTO IRRINUNCIABILE DI LOTTA CHE NON PUÒ ESSERE DELEGATA AD ALTRI.

 

OPPONIAMOCI A QUESTO MODELLO DI SOCIETÀ CHE NON CI APPARTIENE

SALARIO DIRITTI DIGNITÀ
DIFENDIAMOLI CON LO SCIOPERO!


23 OTTOBRE MANIFESTAZIONE NAZIONALE A ROMA

CORTEO DA P.ZZA DELLA REPUBBLICA ALLE ORE 10:00