USB Difesa incontra la Commissione Difesa al Senato sul decreto di legge delega riguardante la revisione dello strumento militare.

Roma -

Nel primo pomeriggio di oggi si è svolto, presso la Commissione Difesa al Senato, il programmato incontro con le Organizzazioni Sindacali per approfondire i temi del decreto di legge delega riguardante la revisione dello strumento militare. 

Per la complessità dell’argomento e per l'esigua quantità di tempo messa a disposizione per singola organizzazione, abbiamo consegnato un documento nel quale abbiamo evidenziato aspetti e criticità del provvedimento con particolare attenzione alla problematica del personale civile e, nel contempo, abbiamo esposto sinteticamente le nostre osservazioni.

Il documento è messo a disposizione in allegato o scaricabile dal sito del Senato.

 

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Onorevoli Senatori,

apprezzando la sensibilità con cui questa Commissione ha ritenuto di coinvolgere tutte le componenti che operano nel dicastero della Difesa, auspichiamo di poter fornire spunti di approfondimento e di proposta per intervenire nel senso di un miglioramento del Disegno di legge.

Per la complessità dell’argomento, consegniamo un documento che prova ad evidenziare alcuni aspetti e, nel contempo, ad indicare le criticità del provvedimento con particolare attenzione al personale civile, mentre proverò ad esporre sinteticamente i punti salienti.

Il programma per la revisione dello strumento militare contenuto nel disegno di legge se è indirizzato ad una gestione dei fondi della Difesa che prevede la razionalizzazione o l’unificazione di comandi, enti e strutture legate alla logistica, alla formazione ed all’amministrazione, contestualmente incide sul dato occupazionale, con una progressiva riduzione del personale e la richiesta di maggiore efficienza/produttività dei dipendenti non compensata da alcun miglioramento professionale o economico.

Negli incontri tenutosi con il Ministro Di Paola e il Sott.segr. Magri, abbiamo rappresentato la nostra perplessità e contrarietà nel coinvolgere con ulteriori pesanti tagli quella parte di personale civile che in questi ultimi tre anni ha subito una drastica riduzione di circa 11.500 unità in organico.

Infatti è emersa l’intenzione, legata alla revisione dello strumento militare, di un taglio lineare di 10.000 posti di lavoro che non sono a nostro avviso funzionali per il raggiungimento degli obiettivi del provvedimento, riduzione che potrebbe ampliarsi con l’avvento della spending review.

Segnaliamo che su questo tema è in atto un forte stato di agitazione tra il personale civile che, in occasione dell’incontro del Ministro con le parti sociali del dicastero, il giorno 3 maggio si è ritrovato a manifestare il dissenso al provvedimento.  

1. Spese militari.

Il punto cardine del provvedimento sul quale esprimiamo la nostra contrarietà è quello nel quale si afferma che le spese militari in Italia sarebbero il 0,84% del PIL contro una media UE del 1,61%.

Fonti istituzionali accreditate (NATO “Financial and Economic Data Relating to NATO Defence” e Central Intelligence Agency The World Factbook) tendono a smentire questa affermazione portando l’Italia ad un valore del 1,4% del PIL come la Germania e più della Spagna all’1,1%

Riteniamo che l’0,84% del PIL corrisponda alle sole spese di personale, esercizio e investimento a bilancio del Ministero della Difesa, mentre le spese - pur espressamente militari - sostenute da altri dicasteri, non sono calcolate.

E’ evidente che questi importi non siano secondari e che, in tal senso, riteniamo si possano fare scelte politiche differenti al fine di incidere diversamente con i tagli e le razionalizzazioni.

2. Assetto strutturale ed organizzativo della Difesa.

L’art. 2 del disegno di legge delega prevede la necessità di conseguire, entro 6 anni, una contrazione strutturale complessiva non inferiore al 30%.

Molti degli enti probabile oggetto di questa casistica e di dismissione sono stati “anemizzati” nel corso degli anni attraverso politiche di esternalizzazione delle attività e di depauperamento delle professionalità.

L’onere di queste scelte, probabilmente, sarà pagato dai dipendenti civili che lavorano in aree depresse dal punto di vista occupazionale e per i quali non sono previste agevolazioni come per la componente militare - ausiliaria, Aspettativa Riduzione Quadri, esonero, norme pensionistiche ancora favorevoli, transiti, etc. 

All’art. 2, si ipotizza una revisione dell’assetto organizzativo del Ministero con un’eventuale diversa ripartizione di funzioni e compiti tra le aree tecnico-operativa e tecnico-amministrativa, con conseguenti modificazioni degli uffici.

Quest’ultima parte riguarda direttamente il personale civile: è nostro auspicio che le attribuzioni istituzionali e i compiti non siano messi in discussione dal processo di riforma.

Oggi come in passato, rappresentiamo il rischio di “spostamento” verso il privato delle attività istituzionali del Dicastero e proprie del personale civile per motivi di carenza di addetti, mentre sarebbe economicamente vantaggioso poter operare al meglio attraverso un aggiornamento professionale garantito da una formazione costante e il pieno utilizzo di quanto offerto dalle nuove tecnologie.

3. Spesa del personale.

Dall’analisi dell’aspetto economico sul quale si basa l’azione della riforma, tra le ragioni troviamo la necessità di diminuire l’eccessivo costo della spesa del personale - attualmente al 70% del capitolo - dove il personale militare incide sullo stanziamento per il 60,2% mentre il personale civile per il solo 9,8%.

La riforma prevede il recupero di risorse economiche con il taglio del 20 per cento degli organici che fanno capo alla Difesa, passando da 183mila a 150mila militari e da 30mila a 20mila civili.

Occorre evidenziare che la spesa per il personale militare è aumentata del 2,2% e diminuita del 5,4% per quella civile poiché gli organici della nostra componente, nell’ultimo triennio - applicazione L.133/2010, L.25/2010, L.16.09.2011 n. 148 -, hanno subito una drastica riduzione di circa 11.500 unità, per una consistenza attuale reale di circa 29.000 dipendenti.

E’ evidente e oggettivamente rilevante il pesante contributo già reso dal personale civile, il massimo che si poteva chiedere e che ha avuto come riflesso un maggior carico di lavoro e di responsabilità a fronte del blocco dei contratti e di carriera.

Il previsto taglio di 10.000 lavoratori civili, seppur nell’arco di 12 anni con l’utilizzo della mobilità interna/esterna, del part-time e del ricorso a forme di lavoro a distanza, risalta come pesante tributo della componente civile per la soluzione di un problema meramente economico.

Ma sembrano altri gli intendimenti, poiché si prevede, fissati gli organici a 20.000, di alimentare gli stessi con assunzioni e attraverso il transito di circa 10.000 militari, utilizzando nei fatti gli organici della componente civile come ammortizzatori sociali e comunque andando ad alterare la dotazione organica prevista aumentandola.

Comunque, quest’ulteriore ridimensionamento del personale civile significherebbe mettere in discussione ed esternalizzare le competenze del personale civile.

Sarebbe vantaggioso invece concretizzare il sempre promesso processo di civilizzazione del ministero, obiettivo fallito della precedente riforma Andreatta, che determinerebbe notevoli risparmi restituendo agli impieghi operativi quei militari impropriamente impiegati in mansioni amministrative e tecniche.

E’ nostra convinzione che, se si procedesse nella direzione indicata dal disegno di legge senza opportuni correttivi, si produrrebbe l’effetto che le risorse ricavate con il taglio di una parte del personale andrebbero solamente a coprire le maggiori spese previste per l'esercizio (formazione e manutenzione) ed investimento (sistemi d'arma).

Nel provvedimento, se è posta in risalto la necessità di un’adeguata formazione del personale, considerata di vitale importanza per il raggiungimento di maggiore professionalità ed efficienza dei dipendenti civili in un quadro di un crescente impiego di tecnologia avanzata, non troviamo alcun riferimento alle risorse concretamente disponibili.

Un enunciato divenuto tradizione della politica del dicastero negli ultimi quindici anni di storia, rimasto tale fino ad oggi, ma con la concreta e nefasta conseguenza di giustificare solo la crescente e continua esternalizzazione dei servizi e delle funzioni svolte generalmente dal personale civile, a conforto dei quali si pone la convinzione, divenuta costante pratica, del minor costo delle lavorazioni effettuate dal privato.

4. Disposizioni in materia contabile e finanziaria.

Evidenziamo come l’art.4 del decreto di legge delega preveda alcune norme di incremento delle entrate finanziarie del Ministero ma quanto poco faccia riferimento alla riduzione di sprechi e benefici che dovrebbe rappresentare un imperativo d’ordine economico e morale in una fase in cui a cittadini e lavoratori sono richiesti sacrifici importanti.

Fatte le suddette osservazioni nel merito del provvedimento, non possiamo esimerci da evidenziare che da anni il personale civile attende fiducioso una maggiore equità ed equilibrio nei confronti di una componente professionalmente preparata, quotidianamente impegnata, rispettosa dei compiti e delle funzioni assegnate.

In tal senso auspichiamo che i lavori di questa Commissione possano favorire un miglioramento del provvedimento nella direzione di un’adeguata riduzione dei costi e un ridimensionamento della struttura della Difesa, evitando ricadute occupazionali, a partire da quelle voci che più incidono sul bilancio ma con:

- la piena attuazione, attraverso idonei e veri strumenti operativi, del processo di valorizzazione professionale del personale civile di tutte le aree del Dicastero;

- l’internalizzazione delle lavorazioni anche in collaborazione con soggetti privati "adeguati" laddove sia necessaria una pronta risposta di natura operativa;

- l’avvio di un percorso che punti a finanziamenti selettivi attraverso i quali si definiscano le priorità e le reali necessità del settore, investire minori risorse ma meglio;

- la revisione del quadro complessivo delle spese militari prevedendo una razionalizzazione delle risorse e destinando parte di quelle stanziate per armamenti alla formazione, addestramento e riqualificazione del personale del dicastero;

- il trasferimento delle conoscenze e delle abilità operative del personale a nuove assunzioni o a figure professionali avviate con accordi territoriali di formazione.

 

Augurandoci che in questa delicata fase di ristrutturazione del Ministero si voglia tener conto anche di quanto da noi rappresentato, ringraziamo per l’attenzione e il tempo messo a nostra disposizione.