Arsenale Militare di Tatanto: recupero e riconversione delle infrastrutture senza tenere conto dei dipendenti?
E’ da qualche tempo che insistiamo con la Direzione Arsenale affinché prenda in considerazione la possibilità di utilizzare, nel quadro del recupero e riconversione delle infrastrutture per i lavori di adeguamento alle norme antinfortunistiche dei reparti di lavorazione, una tecnologia che privilegi il fotovoltaico.
Un buon esempio, può essere costituito dal rifacimento del tetto dell’officina “Costruzioni Metalliche” che dovrà essere adibita ad officina polifunzionale.
Ci siamo detti che, a fronte di un lavoro necessario e tenuto conto del nuovo orientamento del Ministero Difesa:
“Il Ministero della Difesa ha bandito una gara per la progettazione, realizzazione e manutenzione di 3 impianti fotovoltaici presso alcune caserme, il 15 novembre 2007 i ministri Pecoraro Scanio e Parisi concordano: "L'energia rinnovabile conviene" e presentano alla Cecchignola un progetto pilota per il fotovoltaico nelle caserme per adeguare gli impianti delle proprie infrastrutture in un'ottica di contenimento dei consumi energetici e di sempre maggiore sfruttamento delle risorse rinnovabili.”
perché non approfittare dell’occasione per rifare il tetto dell’enorme capannone oggetto di ristrutturazione inserendovi celle fotovoltaiche?
Abbiamo fatto presente che siamo in grado di presentare uno specifico progetto tecnico, da noi elaborato, da mettere a disposizione a costo zero per l’esecuzione dei lavori.
L’impianto GRID CONNECTED (sistema allacciato alla rete elettrica nazionale) in cui una cella eroga circa 1.5 Watt di potenza ( Wp – potenza di picco), le celle vengono assemblate in modo da costruire un’unica struttura detta modulo fotovoltaico, a seconda della tensione richiesta dalle utenze elettriche più moduli possono esser connessi.
Nei sistemi grid connect la rete fornisce l’energia sufficiente a coprire la richiesta quando non viene prodotta dal generatore fotovoltaico e riceve il surplus di elettricità che il sistema genera nelle ore di massima incidenza solare.
L’integrazione dei moduli fotovoltaici negli edifici offre una serie di vantaggi che vanno dalla riduzione delle perdite legate alla distribuzione di energia alla riduzione della domanda nei mesi caldi – da noi sono almeno una buona metà dell’anno – oltre che nei fine settimana quando non si effettuano lavorazioni, dal risparmio sui materiali di rivestimento al recupero di energia termica all’utilizzazione come frangisole contribuendo ad un migliore condizionamento dei luoghi di lavoro prevedendo di utilizzare anche le superfici vetrate esposte a sud.
L’alta flessibilità di impiego di questa tecnologia modulare che necessita di una manutenzione estremamente ridotta poiché si utilizzano materiali resistenti agli agenti atmosferici, semplici da usare e, cosa che ci convince più di tutte le altre, ad impatto ambientale nullo presenta un ulteriore e decisivo vantaggio che non tenere in considerazione ci pare delittuoso.
Tutto ciò, a differenza di quanto ampiamente pubblicizzato e deciso dal Ministro, non può e non deve concludersi con un ulteriore occasione mancata.
La logica che ha portato alla gara bandita dal Ministero prevede che vi è un soggetto che utilizza l’impianto e ne è responsabile (Ministero) e che per tale uso pagherà un corrispettivo pari alla tariffa incentivante maturata sull’energia prodotta, ed uno che realizzerà (impresa) l’impianto stesso, mettendolo a disposizione dell’utilizzatore.
Il Ministero remunererà la ditta, per i servizi di progettazione, esecuzione e manutenzione degli impianti, mediante la cessione della tariffa incentivante prevista; tale cessione dovrebbe avvenire previa autorizzazione che il Ministero rilascerebbe al GSE affinché eroghi la tariffa non al Ministero, responsabile dell’impianto, ma direttamente alla ditta che realizza l’investimento.
Nel caso in esame la tariffa incentivante è esclusa dal campo di applicazione dell’IVA ai sensi dell’art. 2, terzo comma, lettera a) del DPR n. 633/72, configurandosi come contributo a fondo perduto percepito in assenza di controprestazione al soggetto erogatore.
NON E’ POSSIBILE NON TENERE IN CONSIDERAZIONE I DIPENDENTI PUBBLICI IN TUTTO CIO’!!!
Lo sa il Ministro della Difesa che abbiamo personale tecnico perfettamente in grado di progettare, eseguire e collaudare una simile opera (come già detto ci offriamo di fornire direttamente alla Direzione Arsenale il progetto esecutivo) che abbiamo decine e decine di lavoratori qualificati attualmente sottoutilizzati che ben volentieri possono mettere in opera e manutenere un simile impianto sia per le esigenze della difesa che per quelle di altri Enti statali?
Perché non formare nello specifico (da nostre indagini ci risulta che personale già in possesso di una base professionale si può abilitare con una spesa di circa duecento € ed un corso di un giorno lavorativo che per di più si potrebbe tenere presso la Scuola di Aggiornamento Professionale dell’Arsenale) un contingente di personale attualmente in esubero?
VOGLIAMO LAVORARE METTENDO A DISPOSIZIONE DELLA COMUNITA’ LA NOSTRA VOGLIA DI USCIRE DAL DISASTRO IN CUI SIAMO STATI PRECIPITATI DA UNA CLASSE DIRIGENTE INCAPACE SE NON PROPRIO COMPROMESSA, ABBIAMO COMPETENZA, CAPACITA’ED ENTUSIASMO E SIAMO PER PROPORRE IN MODO COSTRUTTIVO!
CERTO LE NOSTRE PROPOSTE CHE FANNO RISPARMIARE LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE COGLIENDO NEL CONTEMPO L’OBIETTIVO DI BEN IMPIEGARE IL PERSONALE IN ESUBERO NON SI DISCUTONO NEMMENO PERCHE’ NON VI SI PUO’ LUCRARE SOPRA!
NON SERVONO APPALTI O GARE, NON SERVE SPENDERE TANTI SOLDI, NON SI DEVONO PREVEDERE AMMORTIZZATORI SOCIALI ABBIAMO TUTTO “IN CASA” E ANZI POSSIAMO ESPORTARLO AD ALTRI ENTI, PENSIAMO, IN DEFINITIVA, AD UNA UTILITA’ SOCIALE DEL NOSTRO LAVORO E AD UNA OCCASIONE VERA DI SVILUPPO VERSO UNA TECNOLOGIA AD IMPATTO AMBIENTALE ZERO: FORSE NELLA CITTA’ DEI VELENI E’ QUESTO CHE VA!
NON VOGLIAMO PREPENSIONAMENTI, NON VOGLIAMO PROVVIDENZE NE PRIVILEGI!
POSSIAMO ANCORA DARE TANTO, VOGLIAMO LAVORARE, LASCIATECELO FARE!