Riordino della Sanità Militare: via libera al provvedimento.
L'incontro con il Sottosegretario Magri ha mostrato, in tutti i suoi aspetti e contraddizioni, un provvedimento di riordino della sanità militare che non definisce alcun piano di costo/risparmio/beneficio ma una riorganizzazione dei servizi legata a "convenienze" di Forza Armata.
Gli argomenti esposti dalla nostra delegazione diretti ad una sospensione di questo provvedimento, che vedrà la soppressione di importanti strutture quali il DMML di Chieti, Palermo, Torino, Firenze, Caserta, Taranto e le Comissioni Mediche 2^ istanza di Napoli, Bari e Milano, non ha trovato l'adesione del sindacato Confederale che ha rilanciato sull'avvio del riordino - quindi dei reimpieghi del personale - e sulla quantificazione delle risorse economiche da destinare al Fondo Unico di Amministrazione.
Il proclamato e propagandato "netto dissenso sul metodo e sul merito" si è magicamente e palesemente trasformato in accettazione condizionata da quanti denari potranno essere destinati al personale.
La svendita di funzioni e professionalità del personale civile a beneficio della componente militare è il nodo cruciale sul quale queste organizzazioni sindacali non intendono contrapporre alcuna resistenza, favorendo un metodo "autoritario" che nega il confronto preventivo con le parti sociali e svende i lavoratori.
USB Difesa rimane dell'idea di una sanità militare come parte integrante del Servizio Sanitario Nazionale, quindi del sistema sanitario delle Regioni-ASL/AO e delle Università/Policlinici, conservando alcune caratteristiche e peculiarità ma perdendone altre.
A questo non si vuole arrivare e tantomeno ad una quantificazione dei risparmi (ma ci sono?).
Il prossimo incontro avrà luogo l'8 gennaio.